Da una quindicina di anni ormai, i Perpetual Fire sono una presenza costante ma discreta della nostra scena. La band lombarda ha messo da parte quattro album, l’ultimo ‘Virtual Eyes’ recentemente passato sulle nostre pagine – qui la recensione. Ma soprattutto, si è fatta apprezzare per uno stile sempre personale, che mescola classico heavy metal melodico con richiami hard rock e progressive. Abbiamo approfondito in compagnia del chitarrista Steve Volta…
Sono passati 5 anni tra ‘Bleeding Hands’ e ‘Virtual Eyes’, perché così tanto? “In realtà ‘Virtual Eyes’ è stato registrato nel 2019 e probabilmente sarebbe uscito nel 2020 se non ci fosse stata la pandemia. Quindi una volta tanto eravamo nei tempi prestabiliti, purtroppo è andata male. Comunque devo ammettere che aver avuto più tempo è servito, perchè siamo riusciti a focalizzare meglio alcuni aspetti che nel 2020 non avevamo considerato a dovere. C’è stato anche un leggero miglioramento della produzione che di sicuro ha reso il suono dell’album più accattivante! Quindi preferisco non considerare un problema il ritardo sulla tabella di marcia. Avere aspettato ci ha anche permesso una migliore collaborazione con la nostra label Wanikiya Record di Mr.Jack che ci sta dando un supporto eccezionale, mai avuto per gli album precedenti!”
Ci sono stati anche due cambi di formazione, perchè? Cosa hanno portato i nuovi compagni? “Si, dopo l’uscita di ‘Bleeding Hands’ il nostro batterista Cisco Lombardi ha lasciato la band essendosi trasferito in un’altra zona ed è stato rimpiazzato da Sergio Serz Gasparini. Poco prima di inizare le registrazioni di ‘Bleeding Hands’ abbiamo arruolato il tastierista Mauro Maffioli e siamo diventati una formazione di 5 elementi. Sono entrambi ottimi musicisti ed ottime persone quindi il loro apporto alla band è stato eccezionale e, a detta di molti, si sente nel nuovo album ‘Virtual Eyes’!”
Come sono nati i pezzi di ‘Virtual Eyes’? E’ cambiato qualcosa rispetto al passato nel modo di comporre? “Fondamentalmente nulla… nel senso che io preparo i provini delle canzoni suonando chitarra, basso e programmando la batteria, li mando a Roby Beccalli, il nostro cantante, che butta giù una linea vocale, se non l’ho già composta io, poi scrivo il testo e registriamo le voci. Da questa base si va in sala prove con tutta la band e ci si lavora sopra.”
Da dove nasce un titolo come ‘Virtual Eyes’? “Quando ho iniziato a scrivere il testo della canzone ‘Virtual Eyes’ mi è venuto spontaneamente di ambientarla nel futuro, un futuro distopico dove gli essere umani non vedeno più la realtà tramite i propri occhi ma attraverso un’elaborazione computerizzata, ovviamente poi si comincia a viaggiare con la fantasia e il testo esce da se! A questo punto verrebbe da pensare al solito testo di protesta contro le cose che cambiamo e la modernità… assolutamente no! Io sono dalla parte della tecnologia e della scienza! Il problema è sempre l’utilizzo che ne fa l’essere umano.”
Ci sono collegamenti tra i testi? Quali temi toccano? “No, i testi sono tutte idee separate. ‘Never Fall’ tratta della voglia di andare avanti e di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Questa è la prima canzone composta per ‘Virtual Eyes’ e nel testo ho voluto comunicare proprio queste sensazioni. E’ un testo molto legato alla nostra band, infatti nel video della canzone ci sono proprio delle scene girate per comunicare questa voglia di andare avanti! ‘Stop’ parla di credenze, di ‘storie antiche’ di cui milioni di persone sono ancora assoggettate e che ritengono legge… meglio non aggiungere. ‘A Place in Heaven’ parla della perdità di una persona cara o della perdita di se stessi, come speriamo di essere riusciti a comunicare nel video che abbiamo girato per questa canzone. ‘Burn The Sky’ e ‘Dunes’ trattano di passioni amorose invece ‘Death and Glory’ e ‘Trust Yourself’ di argomenti più legali all’ambito socio-politico.”
Personalmente trovo il disco ancora un poco più vario rispetto al passato. come si sta evolvendo il vostro sound? “Grazie Sandro! Questo per noi è un grande complimento! Credo che tutto ciò sia saltato fuori in maniera molto naturale. Non abbiamo pensato cose del tipo: ‘Facciamo un album power metal blah blah blah…’. I brani saltano fuori da momenti di ispirazione ed essendo stati composti in un lasso di tempo abbastanza ampio non rispecchiano un solo momento della nostra vita artistica, penso che in ogni compositore ci sia sempre un minimo di evoluzione.”
Nella musica ci sono elementi hard rock, ma anche power e progressive. Dove sta il giusto mix? “Esatto, collegandomi alla domanda di prima posso aggiungere che quando butto giù le idee dei brani non cerco di rimanere troppo dentro i percorsi prestabiliti ma vado a ruota libera! L’unica guida è il mio gusto musicale, suono finchè non trovo qualcosa che mi ‘acchiappa’… è come se ti si accende una luce, un bagliore nelle note che stai suonando ti fa capire che quella potrebbe essere una buona idea! La classica lampadina sulla testa dei personaggi dei fumetti HAHAHA”
Qual è il pezzo di ‘Virtual Eyes’ che è nato più velocemente? E quale quello che invece ha richiesto più tempo e lavoro? “La più veloce direi ‘A Place in Heaven’, ho un ricordo assurdo di me che registro la traccia guida nel momento stesso in cui la compongo… anche se di sicuro non è andata proprio così, questa canzone è stata un’ispirazione! Anche ‘Sirio’ la strumentale in realtà è uscita fuori molto velocemente. Quella che ha richiestro più tempo direi ‘Trust Yourself’, forse è il pezzo meno fruibile dell’album ma ritengo abbia il suo fascino e la sua particolarità.
Ci sarà la possiobilità di rivedervi più spesso dal vivo? “Spero proprio di si! II 30 luglio saremo sul palco del Atzwang Metal Fest in Sud Tirolo, insieme ad Anguish Force, Sacro Ordine ed altre ottime band! Stiamo lavorando per il futuro e spero si concretizzeranno presto nuovo possibilità per vederci dal vivo.”
Tu suoni in parallelo da tempo con Pino Scotto. Quanto di questa esperienza “passa” ai Perpetual Fire? “Io suono in giro dal 1995 e ho avuto la fortuna di fare tantissimi concerti, spaziando in generi diversi. Anche se la mia attitudine rimane sempre molto legata all’immaginario heavy metal devo ammettere che tutte queste esperienze mi hanno formato anche sotto il profilo compositivo. Però quando compongo musica per i Perpetual Fire è come se tutte le porte della percezione si aprissero: non ne tieni una chiusa perchè sai che quella cosa ‘non si fa’… via! A ruota libera esce quello che vuoi suonare in quel momento. E’ una cosa difficile sa spiegare in realtà.”
Ma a Pino piace la vostra musica? “Onestamente non ne abbiamo mai parlato e non ne ho idea ma non mi sembra un grande fan del nostro genere musicale! Hahaha Devo dire che i Perpetual Fire sono una band strana, abbiamo sempre e solo suonato per passione senza mai ambire a chissà cosa. Siamo contenti dei riscontri che stanno arrivando da questo ‘Virtual Eyes’ e di quando le persone ci dicono che apprezzano le nostre canzoni. Vorremmo di più? Certo come tutti! Ma non siamo degli sprovveduti, sappiamo come gira il mondo e in questo momento siamo molto felici per come sta andando la nostra band!”
Line-up: Roby Beccalli – voce Steve Volta – chitarra Mauro Maffioli – tastiere Mark Zampetti – basso Sergio Gasparini – batteria
Discografia: Endless World (2006) Invisible (2009) Bleeding Hands (2017) Virtual Eyes (2022)
Per maggiori informazioni, qui la pagina Facebook della band.
- Recensioni, Interviste, News, Fotografia Scrivo di heavy metal dai lontani e gloriosi anni Ottanta. Prima su fanzine più o meno amatoriali, poi dalla metà degli anni Novanta su magazine come Flash, Metal Hammer e Metal Maniac. Sono da sempre un cultore della scena underground, perché è ricca e perché è da lì che tutti arriviamo...