Cosmesi naturale, quali sono le tre tendenze del 2022 secondo Natrue - LifeGate

2022-09-09 17:44:00 By : Ms. Alice Lee

Per Natrue il 2022 è l’anno della cosmetica minimale, degli ingredienti biofermentati e della protezione della pelle anche dalla luce blu dei dispositivi elettronici.

Il 2021 della cosmetica ecosostenibile è stato l’anno dello “zero rifiuti”, delle confezioni riciclate e riciclabili e delle formule solide e “nude”, prive di qualsiasi involucro. Ma, soprattutto, per Natrue è stato l’anno che ha inaugurato la cosmetica minimale (o skinimalism), una tendenza talmente dirompente da candidarsi a diventare il filo conduttore in cosmetica anche per il 2022, insieme ad altre due parole chiave: protezione e fermentazione.

A individuare le tre tendenze dominanti del 2022 sono stati gli analisti di Natrue, l’associazione internazionale non profit, che dal 2007 opera a tutela della cosmesi biologica (e ai cui standard di certificazione fanno riferimento molti dei marchi bio più diffusi). “I trend indicati per il 2022 sottolineano ancora una volta la crescente attenzione dei consumatori verso la naturalità e la sostenibilità dei prodotti che acquistano”, ha commentato Mark Smith, direttore generale di Natrue, presentando l’indagine. “I cambiamenti introdotti dalla pandemia hanno reso evidente l’importanza di ricorrere a una skincare naturale che sia efficace e allo stesso tempo sostenibile, com’è nella filosofia di Natrue, da sempre impegnata nella tutela della vera bio beauty dal fenomeno del greenwashing, attraverso la sensibilizzazione del settore cosmetico all’utilizzo di ingredienti naturali e biologici nei propri prodotti”.

Fiorita lo scorso anno, in piena crisi pandemica, la cosmetica minimale (o “skinimalism”, crasi di skin – pelle – e minimalism), o della “qualità sulla quantità” , oggi si riconferma per Natrue una tendenza sempre più forte. Segni particolari del minimalismo cosmetico: l’estrema aderenza al concetto di eco-sostenibilità poiché, oltre a semplificare i gesti di cura togliendo i prodotti superflui, predilige tra le varie formule quelle che hanno un Inci (International nomenclature of cosmetic ingredients, la nomenclatura internazionale degli ingredienti cosmetici) più corto – tipo una decina di principi attivi contro i trenta e più di un cosmetico tradizionale -, ma altamente selezionati, in prevalenza di origine naturale, in concentrazioni elevate e più puri. “Un vantaggio, quello del ‘meno è meglio’ che vale anche per i cosmetici bio e naturali, poiché riducendo la quantità e varietà degli ingredienti si minimizza il rischio di sensibilizzazioni e di reazioni d’intolleranza della pelle, che sono possibili, su una base di predisposizione individuale, non solo con gli ingredienti di sintesi, ma anche con alcuni ingredienti naturali come gli oli essenziali”, spiega la dermatologa Pucci Romano, presidente Skineco, Associazione internazionale di ecodermatologia.

Una voglia di minimalismo che è dunque perfettamente connaturata alla filosofia della cosmesi biologica, pertanto foriera, come ipotizza una ricerca Nielsen, di un ulteriore sviluppo del già fiorente mercato dei cosmetici a connotazione naturale e sostenibile, che nel 2021 ha realizzato solo in Italia un valore pari a 1.654 milioni di euro (fonte Cosmetica Italia).

Nel 2021, il protrarsi della pandemia ha consolidato una tendenza nata nel 2020, la “bellezza sicura” (safe-beauty), ovvero il sempre più diffuso e pressante bisogno di proteggere anche la pelle dai microrganismi nocivi e da sostanze potenzialmente irritanti. Ora si prevede che il concetto di sicurezza e protezione si amplierà includendo anche la difesa dai fattori inquinanti (smog, fumo) e soprattutto dall’invecchiamento digitale (digital aging), favorito dall’uso massiccio di cellulari, pc, tablet, che bersagliano la pelle con la luce blu emessa dagli schermi. Che poi è la stessa che all’aperto arriva dalla radiazione solare. Solo che quella artificiale dei dispositivi elettronici colpisce la pelle in modo più diretto e concentrato, favorendo rughe precoci, lassità dei tessuti e macchie scure già in giovane età.

“La luce blu, penetrando in profondità nel derma colpisce il collagene e l’elastina, aumentando lo stress ossidativo, sommandosi ai danni causati dai raggi infrarossi e soprattutto dagli UVA e UVB. Da qui l’esigenza delle case cosmetiche di offrire formule con filtri protettivi ad ampio spettro, altamente performanti e allo stesso tempo rispettosi per l’ambiente e per la pelle”, osserva il dermatologo e cosmetologo Leonardo Celleno, presidente Aideco, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia.

Un’esigenza che anche in questo caso trova terreno fertile nei marchi bio o a forte connotazione naturale, poiché a garanzia di una protezione ad ampio spettro, anche contro la luce blu sia naturale sia artificiale, già da tempo contengono filtri fisici (più sicuri per pelle e ambiente di quelli chimici) eventualmente associati a filtri chimici fotostabili di nuova generazione e da chimica buona, come il mexoryl e il tinosorb. In più, spesso includono sostanze, sempre di origine naturale, che supportano l’azione scudo dei filtri, come l’ectoina estratta da un’alga o il betaglucano derivato dall’avena, che migliorano i meccanismi di difesa della pelle.

Per Natrue sentiremo parlare sempre più spesso anche del Thanaka, un ingrediente usato tradizionalmente nel Sud est asiatico sotto forma di maschera. “Si tratta di una pasta liquida ottenuta schiacciando i gusci, il legno o le radici dell’albero Thanaka su una lastra di pietra circolare chiamata Kyauk Pyin e poi miscelata con un po’ d’acqua. Oggi si è scoperto che questo composto è un buon protettivo solare grazie alla marmesina, un potente antiossidante”, spiega la dermatologa Pucci Romano.

Polvere di legno di Thanaka in vendita in un mercato. In Birmania questo ingrediente viene usato per creare una maschera cosmetica © Ingimage

Secondo Natrue, i prodotti con biofermenti o composti naturali fermentati, arrivati come molte delle novità cosmetiche dalla Corea e già tra i più amati dai millennials e dalla generazione Z (i nati tra il 1996 e il 2010), diventeranno una tendenza predominante entro quest’anno. Si attende un boom, per esempio, del kombucha, potente antiossidante ottenuto dalla fermentazione del tè zuccherato.

Un crescente successo, quello delle formule fermentate, dovuto anche alla loro capacità di riequilibrare il microbioma cutaneo, che secondo le più recenti acquisizioni scientifiche ha un ruolo decisivo nella resilienza della pelle, in particolare contro le aggressioni ambientali. “I composti fermentati sono dei veri e propri ingredienti “verdi funzionali” perché ricchissimi di micronutrienti fondamentali per la tonicità e l’elasticità dei tessuti, come minerali, vitamine, acidi nucleici”, spiega Celleno, precisando che sono ottenuti con un processo biotecnologico dove i carboidrati e gli zuccheri delle materie vegetali di partenza, come soia, riso, tarassaco, in assenza di ossigeno e grazie alla scomposizione di funghi o batteri vengono trasformati in enzimi o amminoacidi.

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