La guerra del gas e il biologico. Due cose apparentemente distinte . Ma, se analizzate individualmente, hanno più di un aspetto in comune. Su tutti, la parola energia. E in che modo il biologico possa essere una delle soluzioni per la riduzione dei consumi energetici se ne parlerà questo sabato , 10 settembre, dalle 10,30, nel corso di una tavola rotonda sulle politiche europee riguardanti gli allevamenti naturali e sostenibili degli animali , all’interno di “Sana”, il Salone internazionale del biologico e del naturale in programma a Bologna. Allo stand della Coldiretti (Padiglione 30, Stand C/21) verrà illustrato il contributo alla riduzione dei consumi energetici dell’agricoltura biologica italiana che è leader in Europa, e si parlerà di alcune innovative esperienze dei giovani agricoltori.
«L’agricoltura bio fa risparmiare il 30% di energia». L’europarlamentare Eleonora Evi, protagonista del talk sugli allevamenti sostenibili, il 10 settembre a Bologna per il Salone del biologico: «Dalle filiere corte bio ai biglietti scontati sui bus, ecco le nostre sfide. Le grandi aziende energetiche devono restituire tutti gli extraprofitti»
Durante l’incontro interverrà, tra gli altri, Eleonora Evi - parlamentare europea e candidata alla Camera per le prossime elezioni politiche nella lista Alleanza Verdi e Sinistra — e in occasione di questo appuntamento “Pianeta 2030” ha chiesto alla co portavoce di Europa Verde a Bruxelles quali potrebbero essere quei piccoli grandi gesti di risparmio energetico, mai così importanti come quest’ultimo periodo, come sottolinea Coldiretti: dalle scelte produttive e di consumo che dovremo affrontare a causa dei rincari energetici, ai modi di combattere l’inflazione al momento di fare la spesa.
Partendo proprio da una cultura del biologico, quali sono, secondo lei, i comportamenti virtuosi che possono contribuire alla riduzione dei consumi energetici? «Parlando di biologico, mi soffermerei sul tema dell’alimentazione, mettendo in evidenza questo aspetto: già optare per una filiera corta, meglio se biologica, ci permette di abbattere di molto i consumi energetici. Penso, per esempio, a quanto possano incidere i trasporti su lunghe percorrenze in termini di carburante. E il solo fatto di poter fare la spesa nel posto più vicino è un altro passo importante per la riduzione dei nostri consumi. E poi c’è un’altra questione da non sottovalutare…»
Quale? «Secondo un recente report europeo, nell’agricoltura biologica i consumi energetici si riducono di un terzo rispetto alle pratiche agricole convenzionali : l’assenza di pesticidi e fertilizzanti, e l’assenza di macchinari per il loro utilizzo contribuisce appunto ad un risparmio energetico notevole».
Secondo lei, in che modo è possibile ridurre i consumi con attività o atteggiamenti meno energivori: insomma, esistono dei consigli pratici da applicare quotidianamente? «Guardi, se anche un premio Nobel della Fisica, Giorgio Parisi, ci ricorda che la pasta la si può far cuocere anche a fuoco spento, ricordandoci di metterci sopra il coperchio, ci deve far pensare che i consigli delle nonne non erano del tutto banali. E parlando di acqua e risparmio energetico, inviterei tutti a bere l’acqua del rubinetto, sicura e controllatissima grazie a direttive europee e con un occhio di riguardo alle microplastiche: per le quali non c’è ancora un livello ufficiale di controllo, ma c’è la possibilità di monitorarle nel tempo. Un altro suggerimento che mi sentirei di dare è la riduzione del consumo di carne ».
A proposito, nel suo programma, al punto 18, troviamo un paragrafo dal titolo, “L’Italia del mangiare sano”: a che cosa si riferisce? «Il tema è legato all’utilizzo dei pesticidi . E l’Unione europea su questo aspetto parla chiaro, riducendone l’uso del 50 per cento entro il 2030 . Ma l’Italia dov’è in tutto questo? Il Piano nazionale pesticidi è fermo al 2019 ; così come c’è una scarsità dei controlli sia sui suoli che sulle acque. Peraltro, vi sono ancora dei pesticidi illegali sia nelle acque di falda che in quelle di superficie».
D’accordo, ma il mangiare sano come rientra in tutto questo? «Vorremmo semplicemente introdurre una sorta di Patente del cibo: quando facciamo la spesa, abbiamo tutto il diritto di sapere cosa c’è dietro quell’alimento e in quale modo è stato prodotto; oltre a volerne conoscere il procedimento lavorativo».
Tornando alla necessità di ridurre i consumi energetici, ricordiamo che nel Piano per la riduzione dei consumi energetici reso pubblico martedì 6 settembre, compaiono una riduzione di un’ora dei riscaldamenti per l’inverno e una riduzione da 20 a 19 gradi della temperatura in casa. Ma quali potrebbero essere le altre misure da adottare? «Ritengo che ci sia ancora molto spreco nell’illuminazione delle insegne pubbliche e nell’illuminazione in generale nelle città: in Germania, per esempio, sono arrivati alla decisione di spegnere l’illuminazione dei monumenti da mezzanotte alle sei del mattino . Stessa cosa in Francia per le insegne luminose delle pubblicità. Da noi, invece, cosa accade? Sono tantissimi i negozianti che continuano a lasciare le porte aperte dei loro negozi, disperdendo una quantità notevole di energia».
Sì, ma tra le cose da fare… «Occorrerebbe occuparsi dei trasporti, incentivando l’uso gratuito dei mezzi pubblici fino a i 30 anni d’età . In Spagna è già stato fatto e, in Germania, il costo dell’abbonamento mensile a 9 euro, ha fatto risparmiare in tre mesi 1,8 milioni di tonnellate di Co2. E poi c’è questa storia del gas…»
A che cosa si riferisce? «Diciamo che intravedo un po’ di ipocrisia sulla questione del problema di approvvigionamento del gas : ecco, non credo esista un problema di mancanza di materie prime, che continuano comunque ad arrivare dal Nord Africa. Inoltre, lo dice lo stesso ministro Cingolani, per gli stoccaggi siamo già all’83 per cento. La verità dietro tutto questo? C’è un problema sul prezzo: la tassa del 25% imposta dal governo sugli extra-profitti delle aziende energetiche è troppo bassa. Dovrebbe essere portata al 100 per cento . Ma come è possibile che dei primi sei mesi di quest’anno, al 30 giugno, invece dei previsti 50 miliardi, ne è stato restituito soltanto 1 . Inoltre, si fa un gran parlare dell’esigenza di costruire nuovi rigassificatori per i quali il governo ha incaricato un commissario: ma perché non nominarne uno per le rinnovabili?».
«Due metri quadrati al secondo»: viaggia a questa inquietante velocità il consumo di suolo, tra i principali attacchi al Pianeta collegati all’agricoltura intensiva. Come è possibile mettere il territorio in sicurezza? «Premesso che il consumo di suolo non avviene solo per l’agricoltura intensiva, in quanto la prima causa è lo sviluppo urbano , direi che c’è l’urgenza di una legge che dica basta a tutto questo. Però, mi piacerebbe spostare la questione su un altro aspetto: se è vero che l’agricoltura continua a svolgere un ruolo negativo per l’emissione di gas serra e l’uso dei pesticidi, è altrettanto importante sottolineare il fatto che l’agricoltura non ha saputo cogliere finora tutto il suo potenziale trasformativo , passando da problema a soluzione».
Attraverso l’agricoltura biologica? «Da lombarda, conosco molto bene i danni degli allevamenti intensivi, capaci di incidere per il 70 per cento delle emissioni dei gas serra nell’intero comparto dell’agricoltura. Con il biologico, invece, oltre a rendere i terreni più resilienti, riusciremmo anche a renderli più adattabili al cambiamento climatico. Purtroppo, però, le politiche agricole europee hanno sempre privilegiato i grandi gruppi dell’agricoltura industriale e intensiva, a scapito dei 5 milioni di aziende chiuse negli ultimi 10 anni e dei 10 milioni di posti di lavoro andati praticamente in fumo».