È il luogo che ci rappresenta meglio. Per questo, vogliamo che la nostra casa sia come noi: sostenibile. Uno stile di vita green deve partire dalle abitudini quotidiane. Ma quali comportamenti e soluzioni possono rendere l’abitazione il fulcro del cambiamento?
Due architetti, un direttore scientifico e una casa da ristrutturare. Inizia così l’avventura di questo long form, che ha preso spunto da una necessità contingente (Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate, alle prese con la ristrutturazione della sua nuova casa) per allargare lo sguardo agli interventi, piccoli e grandi, che tutti possono attuare per diminuire l’impatto della propria vita domestica, come ci hanno mostrato gli architetti Patrizia Scarzella e Vincenzo Todaro. Ascoltiamo come è nata quest’idea dalla voce dei suoi protagonisti.
Una casa è sostenibile innanzitutto se chi la abita si comporta in modo consapevole. Molte riduzioni dell’impatto ambientale, infatti, non derivano da interventi specifici da attuare, ma da semplici modifiche dei comportamenti. Ci riferiamo in particolare ai consumi energetici, spesso dati per scontati, ma che costituiscono una voce molto importante dell’impronta ambientale. Acquisirne consapevolezza, dunque, è il primo passo per ridurli. Tra le abitudini che possono cambiare il nostro modo di vivere la casa, poi, rientrano tutte quelle azioni che contribuiscono a migliorare il comfort tra le mura domestiche e che quasi sempre – guarda caso – hanno anche dei risvolti ambientali positivi. Cominciamo da queste.
Cosa determina il comfort della casa? Quali sono gli elementi che ci fanno sentire bene nel nostro ambiente domestico? Il comfort ambientale si identifica con il benessere psicofisico delle persone che vivono un ambiente per lungo tempo, come la casa o l’ufficio, ed è una sensazione che dipende da determinate condizioni ambientali che, al di là dei parametri soggettivi individuali, sono in gran parte trasversali e valide per tutti.
Il comfort ambientale è “quella particolare condizione di benessere determinata, in funzione delle percezioni sensoriali di un individuo inserito in un ambiente, da temperatura, umidità dell’aria, livello di rumorosità e luminosità rilevati all’interno dell’ambiente”. La qualità della luce, dell’aria; la presenza del verde; la qualità dei materiali, dei colori, degli arredi sono gli elementi principali per il nostro senso di comfort e su questi possiamo intervenire per migliorare l’atmosfera complessiva e la percezione dell’insieme: la chiave per una casa confortevole e funzionale è, infatti, creare l’atmosfera che ci fa sentire bene e a nostro agio.
La qualità dell’aria indoor è fondamentale per il comfort e il benessere delle persone. Pensiamo spesso all’inquinamento atmosferico ignorando la gravità dell’inquinamento indoor, anche se al chiuso passiamo il 90 per cento del nostro tempo. Negli interni si respira, infatti, aria fino a cinque volte più inquinata rispetto a quella degli spazi aperti. Il monitoraggio dei composti organici volatili (cov), noti anche con l’acronimo inglese voc (volatile organic compounds), dell’Istituto superiore di sanità elenca circa duecento sostanze chimiche complesse contenenti molecole di carbonio. Un’adeguata e frequente areazione rimane il primo rimedio da attuare per “cambiare aria” nei nostri ambienti. Oltre a ciò, i consigli virtuosi principali comprendono: evitare il ristagno di vapori e fumi, lavare e sanificare regolarmente i tessili di casa, utilizzare prodotti detersivi naturali. L’emergenza sanitaria e la pandemia hanno messo maggiormente in rilievo quanto le persone passino la maggior parte del loro tempo in ambienti chiusi e siano esposte all’inquinamento domestico. Questo favorisce asma, allergie, contagi e malessere, una combinazione di sintomi spesso chiamata “sindrome dell’edificio malato” (sick building syndrome).
Le piante hanno una capacità straordinaria di detossificare l’ambiente, depurare l’aria in modo del tutto naturale trasformando la CO2 in ossigeno. La Nasa e l’Alca, un’associazione americana di vivai e floricoltori, hanno stilato un elenco di specie vegetali capaci di ridurre l’inquinamento domestico, neutralizzando sostanze dannose come la formaldeide, lo xilene, il benzene, il tricoloroetilene e le esalazioni tossiche prodotte dai detersivi. Fra queste segnaliamo il ficus, il filodendro, lo spatifillo, la gerbera – che assorbono più dell’80 per cento degli inquinanti indoor –, la dracena e l’edera variegata. Funzionano anche aloe, ciclamino, begonia e stella di Natale. Il verde ha anche delle proprietà naturali per la regolazione della temperatura e può essere utilizzato come mitigatore dell’impatto del calore sulle pareti esterne per far sì che l’edificio richieda meno energia. È possibile sfruttare il verde non solo per il comfort e la qualità dell’ambiente, ma come strumento strategico bioclimatico per regolare la temperatura dell’edificio. Le pareti verdi e rampicanti, studiate in modo da non permettere al sole di colpire direttamente le pareti esterne, ne impediscono il surriscaldamento in estate.
Introdurre il verde negli ambienti domestici e di lavoro è dunque una buona pratica per il benessere delle persone. I benefici, fisici e psicologici, e l’effetto rigenerante che la vegetazione ha per la persona sono scientificamente provati. Le soluzioni per portare il verde all’interno delle abitazioni sono molteplici e oggi vanno ben al di là della scelta di piante in vaso adatte a vivere in interno. Esistono soluzioni creative e poco complesse da adottare con l’ausilio di semplici strutture che vanno dalle mensole sospese da soffitto alla creazione di una vera e propria porzione di parete verde, fino ai cosiddetti quadri vegetali a muro. Dove è possibile si possono realizzare piccole oasi di verde concentrato, dei mini “giardini d’inverno” vicino a una finestra con una buona illuminazione, ma evitando posizioni troppo soleggiate o adiacenti agli elementi riscaldanti.
L’impiego di tetti verdi comporta numerosi benefici quali l’aumento della biodiversità in ambito urbano, la riduzione dell’inquinamento sonoro e dello smog. Diversi anche i vantaggi funzionali ed economici: un tetto verde protegge la copertura assicurandole una vita più lunga e, isolando termicamente l’edificio, consente un risparmio sui costi energetici. Un esempio eclatante è la copertura della California academy of science di San Francisco, progettata dall’architetto Renzo Piano, dove si coltivano frutti di bosco e ci sono arnie che da qualche anno forniscono una buona quantità di miele.
Casa intelligente? Scordiamoci cavi, lavori, tempi lunghi e impianti onerosi. Oggi, per conoscere nel dettaglio i propri consumi energetici, basta un… Robo. È questa la piccola rivoluzione nel mondo della domotica del fornitore di energia pulita NeN: il Robo. Si tratta di un dispositivo che si installa direttamente nel proprio quadro elettrico (grazie a una pinza amperometrica), senza richiedere lavori in casa e senza quindi dover lasciare apparecchi a vista. Dopo l’installazione, a cura di un tecnico NeN, al Robo è richiesto un periodo di apprendimento che dura sette giorni per gli elettrodomestici sempre accesi (come il frigo), 30 giorni per i grandi elettrodomestici usati più frequentemente (per esempio lavatrice, lavastoviglie, forno elettrico) e ulteriori 30 giorni per affinare il riconoscimento degli elettrodomestici usati in modo non costante. A questo punto, il sistema è pronto a interpretare i dati e a fornire informazioni, monitorando i consumi in tempo reale e restituendo i dati aggregati su base giornaliera (con indicazione del picco orario), settimanale, mensile. Un elemento interessante è che il sistema è integrato nella fornitura di energia pulita, quindi usa la stessa app della fornitura di energia NeN e dialoga direttamente con tutti gli altri dati, dando la possibilità di interpretarli in maniera più precisa. Un’altra funzione utile di Robo è che permette di monitorare la potenza utilizzata e invia una notifica quando sta per saltare la luce:
Queste informazioni non servono meramente a soddisfare la nostra curiosità, ma permettono di acquisire la consapevolezza del nostro impatto ambientale e, di conseguenza, aiuta a ridurlo. Il direttore scientifico di LifeGate, Simone Molteni, ha voluto provarlo con mano in casa sua: ecco la sua videorecensione.
Le nostre abitudini possono influire sui consumi energetici degli edifici in modo significativo, a prescindere da come sono costruiti e dalla loro efficienza. I principi base dell’architettura bioclimatica, diffusa in Italia ormai da molti anni, possono essere tradotti in azioni concrete che tutti possiamo compiere ogni giorno. Nel video in forma sintetica, e negli spezzoni audio in maniera più dettagliata, potete trovare alcuni semplici accorgimenti che possono ridurre la domanda di energia nella stagione invernale ed estiva.
L’insieme delle nostre azioni quotidiane determina la quantità di CO2 che emettiamo. Ridurre la propria impronta ambientale è possibile: LifeGate, attraverso il progetto Impatto Zero, ha reso disponibile uno strumento semplice e utile per tutti, il calcolatore di CO2.
Vuoi sapere qual è il tuo impatto? Utilizza il calcolatore di Impatto Zero Calcola
Quale elettrodomestico consuma di più in casa? Rispondere a questa domanda non è semplice, perché dipende dalle abitudini di ogni singola famiglia e dalla classe energetica. Acquisire questa consapevolezza, però, può essere molto prezioso per adottare abitudini migliori, evitare sprechi di energia e anche per risparmiare sulla bolletta. A questo serve Robo, il dispositivo di NeN che porta la tecnologia al servizio dell’energia. Il Robo, oltre a dare informazioni in tempo reale e aggregate sui consumi di casa e dei singoli elettrodomestici, fornisce anche consigli individuali personali e legati alla propria fornitura. Si parte dal profilo energetico, una sorta di scheda personale che viene arricchita di dati dal Robo in più fasi, a cui è possibile aggiungere informazioni legate agli elettrodomestici presenti in casa. Tutto questo è consultabile sempre tramite l’app di NeN. Inoltre, se i consumi di un elettrodomestico aumentano in modo anomalo nel tempo, un alert settimanale o mensile lo segnala e, in maniera pro-attiva, viene suggerito cosa fare. Se, per esempio, è il frigorifero a consumare troppo, può essere utile sbrinarlo, fare manutenzione, allontanare una fonte di calore nelle vicinanze, ecc. I dati consultabili sui consumi di energia elettrica sono disponibili tramite app non solo per fascia oraria e giorno della settimana, ma anche attraverso un report automatico che viene inviato ogni mese e fornisce tante informazioni rispetto alla ripartizione di quanto hanno inciso gli elettrodomestici sull’ultima bolletta. Sulla app, il consumo degli elettrodomestici è suddiviso per funzioni: lavare, raffrescare, cucinare, divertirsi, illuminare, stand by (le piccole lucine a cui spesso non pensiamo, ma che, da sole, possono consumare più di un frigo ad alta efficienza). Vengono poi disaggregati i consumi degli apparecchi principali: forno elettrico, frigorifero, lavastoviglie, lavatrice, ecc. In questo video, Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate, mette alla prova Robo Luce di NeN sul monitoraggio dei principali elettrodomestici della sua casa.
Nel primo capitolo abbiamo visto alcuni esempi di semplici accorgimenti che tutti dovrebbero adottare per avere uno stile di vita virtuoso ed eco-attento. Ma ci sono anche dei facili interventi, non particolarmente onerosi né a livello economico né di disagio, che possono ulteriormente ridurre l’uso di risorse (e soprattutto gli sprechi) e aumentare il senso di benessere. Passiamoli in rassegna.
Il tema luce, prima di essere un problema tecnico, è un progetto di atmosfera e di poesia. La luce è un elemento essenziale per il senso di benessere e di comfort, per sentirsi bene e a proprio agio nello spazio di casa. Come deve essere la luce, quanta deve essercene e quali elementi illuminanti scegliere non è generalizzabile: è un fatto individuale che va risolto “su misura”, con un’analisi accurata che tenga conto delle nostre esigenze personali e delle abitudini domestiche, della quantità e qualità della luce naturale che va a interagire con la luce artificiale, definendo in quali angoli della casa preferiamo avere una luce diffusa – ad esempio nella zona dei divani e nelle camere da letto –; dove vorremmo una luce puntuale e concentrata – ad esempio vicino alla poltrona che usiamo per leggere o sulla scrivania –; in quali punti è meglio avere una luce da soffitto diretta – per esempio sul tavolo da pranzo e in cucina –.
Sappiamo tutti che non c’è niente di più green della luce naturale e quindi, prima di pensare a dove mettere le lampade o a quali mettere, vale la pena ricordare che un buon principio di base è quello di sfruttare al meglio in casa la luce solare, garantendo all’ambiente una corretta illuminazione prevalentemente con metodi naturali. È importante far entrare più luce possibile in casa, aprendo le tapparelle appena ci si sveglia specialmente nei mesi più freddi e bui, e la distribuzione degli arredi va organizzata il più possibile in funzione della luce di cui si necessita. I parametri attualmente in vigore in Italia prevedono che ci debba essere un ottavo della superficie delle pareti finestrata, per garantire un buon apporto del fattore illuminante.
Funzionano sempre i semplici trucchi scenografici da sfruttare all’interno dell’ambiente come l’uso degli specchi e degli specchi d’acqua per riflettere la luce che, duplicandolo, ingrandiscono la percezione dell’ambiente: sono molteplici gli esempi dei grandi designer che li hanno applicati nei loro progetti di allestimento e di interni abitativi, come Achille Castiglioni, insuperabile maestro di riferimento per generazioni di architetti. La qualità delle fonti luminose artificiali degli ambienti domestici è un tema molto importante, spesso sottovalutato per il benessere e anche per gli effetti che può avere sul riposo e sulla salute. È determinante studiare bene dove posizionare i punti luce, magari con il consiglio di un esperto per non esagerare con un eccesso di punti luce in posti sbagliati, errore molto comune.
Oggi la tecnologia Led, che ha sostituito quasi del tutto le sorgenti luminose in uso in passato, ci permette di avere una qualità della luce simile a quella naturale e di garantirci un risparmio energetico significativo. L’enorme offerta di tipologie di prodotti illuminotecnici per i diversi usi – lampade da terra, tavolo, sospensione, punti luce – tra cui orientarsi con l’aiuto di uno specialista o di un negoziante esperto e affidabile garantiscono un buon risultato finale se abbiamo chiaro cosa vogliamo ottenere.
Occorre tenere in considerazione anche certi principi di base per la scelta di apparecchi luminosi: quando la luce diretta colpisce le superfici chiare lucide o opache, come ad esempio il piano bianco di un tavolo, l’effetto è sgradevole e bisogna evitarlo preferendo piuttosto una luce diffusa da terra. Il contrasto fra luci e ombre nella stessa stanza può donare profondità agli ambienti e renderli più morbidi e accoglienti, come sanno bene gli scenografi teatrali.
“Non si può progettare per punti luce, ma si deve progettare la luce giusta. Il futuro è nella ricerca della luce giusta, a prescindere dalla sorgente luminosa. Progettare è voce del verbo amare, noi facciamo cultura della luce e creiamo benessere attraverso la luce”. Mario Nanni, fondatore di Viabizzuno
“Non si può progettare per punti luce, ma si deve progettare la luce giusta. Il futuro è nella ricerca della luce giusta, a prescindere dalla sorgente luminosa. Progettare è voce del verbo amare, noi facciamo cultura della luce e creiamo benessere attraverso la luce”.
Mario Nanni, fondatore di Viabizzuno
I comportamenti personali e le abitudini quotidiane nell’utilizzo dell’acqua sono i primi fattori che incidono sul risparmio energetico. Insieme alle buone pratiche, il risparmio di acqua passa anche attraverso prodotti seri ed evoluti che garantiscono al consumatore dall’origine il rispetto delle normative di legge.
Oggi le più note aziende produttrici di rubinetti sono tutte allineate nel rispetto delle norme in termini di erogazione di litri d’acqua al minuto, grazie a componenti come cartucce progressive o aeratori a portata limitata che riducono il consumo di acqua, cioè il rapporto erogato di litri/minuto. Il vecchio standard europeo generale per i rubinetti stabiliva un massimo di 14 litri/minuto, mentre l’attuale valore è di 5 litri/min. Nel caso di nuove costruzioni che applicano lo standard normativo Leed si scende a 2 litri/min.
Nelle docce multifunzionali – a pioggia, nebulizzazione e cascata – il sistema di deviatori utilizzato dalle migliori aziende consente di gestire in modo singolo le diverse funzioni con rubinetti d’arresto che fanno funzionare una via alla volta. Inoltre, ci sono dei limitatori di portata nei soffioni doccia, integrati nel prodotto, che limitano la quantità d’acqua fino a un massimo di 9 litri/minuto.
Oltre all’attenzione al risparmio energetico è importante, nella scelta dei rubinetti, tener conto di alcuni elementi a tutela della salute del consumatore che vanno al di là del consumo di acqua. È buona norma:
Per migliorare l’efficienza energetica nelle case esistenti non sempre servono opere di ristrutturazione consistenti. A volte bastano semplici interventi, spesso a basso costo, che mirano a un adeguamento delle prestazioni delle componenti dell’edificio. In alcuni casi, è meglio preferire una corretta manutenzione alla sostituzione di un componente edilizio, così da limitare il consumo di materiali e quindi l’impatto ambientale dell’intervento. Prima che fossero inventati gli impianti attuali, in architettura venivano adottate alcune strategie che possono essere rivisitate in chiave moderna per migliorare le prestazioni degli edifici.
Nel video in forma sintetica e negli spezzoni audio in maniera più dettagliata, proponiamo qualche esempio significativo.
Cambiamo la casa o la casa ha cambiato noi? È la domanda che ci poniamo dopo il lockdown dovuto alla pandemia. La lunga permanenza tra le mura domestiche, infatti, ci ha fatto ripensare alle nostre esigenze di vita. Molte persone che si trovano a ristrutturare casa devono fare i conti con nuove priorità, che forse non avrebbero considerato fino a un paio di anni fa. Ed è indubbio che, quando si deve affrontare un momento importante come la ristrutturazione, le scelte di materiali e soluzioni sostenibili sin dalla progettazione possano innalzare di molto la sostenibilità ambientale e i benefit, in termini di comfort, che ne conseguono. In quest’ultimo capitolo, ci addentreremo in tutti gli aspetti di una ristrutturazione green, per ottenere una casa più leggera per il Pianeta, ma anche ottimale per le esigenze di chi ci vive.
Ibrida, flessibile, multifunzionale: la casa si trasforma per le necessità emerse con la pandemia di poter disporre di ambienti fluidi e multifunzionali, di privacy e di verde. Nei mesi di lockdown non abbiamo vissuto soltanto una chiusura generalizzata negli spazi di casa, ma una profonda trasformazione della nostra relazione tra spazio urbano e domestico, tra sfera sociale e privata, dove è entrato in modo diffuso nelle nostre case il digitale. Tanto che si parla oggi di “domesticità espansa”. Le attività di smart working e didattica a distanza, in particolare, portate in ambito domestico hanno messo in crisi la suddivisione spaziale tradizionale tra gli ambienti e la loro destinazione d’uso che finora avevano funzionato adeguatamente.
Sono emerse nuove priorità nella scala dei valori, delle necessità e dei desideri. E si è fatta strada l’immagine di una “casa ibrida”, con spazi flessibili, fluidi e multifunzionali, con qualche arredo tipico da ufficio, accessori da palestra, tecnologie evolute di intrattenimento e, soprattutto, la presenza accentuata del verde con piccole isole o mini-serre, tutti elementi che portano l’esterno all’interno. Si sta definendo un nuovo scenario in cui le parole chiave per adeguare il modello abitativo alle nuove esigenze sono diventate: flessibilità, multifunzionalità, privacy e, soprattutto, green.
Gli ambienti domestici si sono rivelati inadatti per rispondere alla multifunzionalità richiesta dalle nuove funzioni entrate in casa. Non tanto per le dimensioni, quanto per inadeguatezza e impossibilità di privacy: visiva, fisica e soprattutto acustica. Una delle parole più cliccate nel motore di ricerca di Google durante il lockdown nella primavera 2020 è stata “divisori per ambienti”. Spesso chi ristruttura oggi ha bisogno che la casa diventi flessibile e che in tutti gli spazi ci si possa isolare dagli altri in alcuni momenti della giornata per lavorare, studiare, telefonare, dedicarsi ai propri hobby, vedere film, sentire musica senza darsi fastidio o, invece, condividendo questi momenti.
Alcuni prodotti di arredo tipici dell’ambiente ufficio entrano in quello domestico, come le sedie ergonomiche da lavoro, e altri, come i divani e le poltrone, si dotano di accessori da lavoro, come prese e piani mobili per il computer. Nelle stanze da letto o nei bagni molti hanno creato piccole aree wellness, in sostituzione della palestra, altra funzione che pare destinata ad assestarsi stabilmente dentro casa. Ma l’elemento più evidente di cambiamento dell’assetto domestico è l’aumento di presenza del verde, non più soltanto a scopo decorativo, ma per ragioni di benessere psicologico e fisico.
Casa e lavoro si integrano nei nuovi modelli dell’abitare che stanno emergendo a seguito della pandemia. Gli spazi diventano ibridi e multifunzionali, cresce la domanda di arredi divisori che consentano di creare angoli di privacy visiva e acustica. E si diffonde sempre più l’esigenza di verde negli interni.
Disegno da Distributed work, magazine E-Paper 5 dell’azienda Vitra © courtesy Vitra
La grande trasformazione che determina una nuova visione della casa oggi e si attesta come una tendenza stabile, duratura e in espansione è la richiesta di verde. Ci siamo resi conto durante il lockdown che la relazione con la natura, sotto tutte le forme, è una priorità nella nostra scala di valori e bisogni. Siamo diventati più consapevoli che il nostro benessere fisico e psicologico è strettamente collegato alla presenza di una briciola di natura nelle nostre case. Chi non ha un terrazzo ha dato sfogo, per esempio, alla propria creatività fai-da-te durante il lockdown portando il concetto della serra dentro casa, creando piccole oasi verdi in soggiorno e arricchendole anche con verdure, ortaggi ed erbe aromatiche come veri e propri mini-orti domestici.
Secondo Oona Horx-Strathern, ricercatrice viennese autrice di “Home report” (una ricerca annuale sulle tendenze future dei modi di vivere), l’evoluzione della casa si basa sul concetto di “vita consapevole”: la connessione tra uomo e natura, l’efficienza energetica, la scelta di materiali sostenibili e di tecnologie incentrate sull’uomo. Gli elementi naturali e il verde si fanno sempre più protagonisti dell’ambiente domestico e indirizzano verso materiali e prodotti d’arredo naturali, eco-friendly e sani.
Secondo Oona Horx-Strathern, ricercatrice viennese autrice di “Home report” (una ricerca annuale sulle tendenze future dei modi di vivere), l’evoluzione della casa si basa sul concetto di “vita consapevole”: la connessione tra uomo e natura, l’efficienza energetica, la scelta di materiali sostenibili e di tecnologie incentrate sull’uomo. Gli elementi naturali e il verde si fanno sempre più protagonisti dell’ambiente domestico e indirizzano verso materiali e prodotti d’arredo naturali, eco-friendly e sani.
Il primo passo è studiare bene il tipo di isolamento adeguato all’involucro, all’edificio esistente oggetto della ristrutturazione per chiedere meno energia all’edificio stesso attraverso l’isolamento e i serramenti capaci di contenere le dispersioni. Poi si interviene sugli impianti che devono essere efficienti per consumare meno energia. L’isolante è all’esterno dell’involucro dell’edificio – il cosiddetto “cappotto” – e ha la funzione di proteggere dal calore estivo e contenere in inverno il calore generato all’interno, evitando le dispersioni. Oggi nel mercato edilizio ci sono molti materiali che possono garantire certi livelli di trasmittanza, cioè la capacità di un materiale di lasciarsi attraversare dal calore isolando dall’esterno. I materiali a base di petrolio – come poliuretani e polietilene – vengono ancora usati spesso, purtroppo, perché hanno spessori molto contenuti: con dieci centimetri di isolante si riesce ad avere prestazioni elevate. L’alternativa è utilizzare, quando possibile, dei materiali naturali – la canapa e la calce, il kenaf, la fibra di legno, il sughero (anche se è raro oggi perché costoso) –, che richiedono spessori maggiori. Nella scelta del materiale isolante è interessante anche valutare nella tabella quanta energia inglobata c’è nel materiale, quanta energia richiede per essere prodotto. L’isolamento termico e il miglioramento delle condizioni estive possono essere ottenuti non solo con l’applicazione dell’isolante sull’involucro, ma utilizzando sulle pareti esterne il verde, con la ventilazione e con gli schermi solari.
La scelta dei serramenti esterni e interni è importante forse più del “cappotto” termico. Gli infissi, infatti, sono destinati a durare nel tempo, a garantire protezione ed evitare dispersione energetica. Tutti i serramenti nei diversi materiali più diffusi – pvc, alluminio o legno – hanno oggi le stesse prestazioni perché la legge in Italia obbliga a installare, a seconda delle diverse fasce climatiche, dei serramenti con una certa trasmittanza e con determinate prestazioni isolanti. Nella scelta del materiale, al di là delle preferenze soggettive, si può valutare quanta energia ha richiesto la sua produzione. L’alluminio, ad esempio, è il materiale che in fase di estrazione consuma più degli altri. È però quasi totalmente riciclabile. Il pvc è il materiale economico. Per i serramenti su misura il legno è il materiale più consigliato, perché più facilmente lavorabile. I serramenti contengono tutte le dispersioni: nella produzione attuale hanno tutti i doppi vetri, spesso i tripli, che, per migliorare l’isolamento, vengono insufflati tra un vetro e l’altro con gas isolanti – tipo argon o kripton – e vengono sigillati creando una vetro-camera che aumenta la capacità di isolamento. La fase più critica è l’installazione: anche il serramento più performante, se viene installato senza taglio termico, risulta inefficace. Le giunzioni del serramento con il muro devono essere fatte in modo professionale per non azzerare con le dispersioni in questo punto le prestazioni isolanti del vetro.
Gli impianti si possono dividere in tre tipologie in base al fluido “termovettore” che trasporta il calore: ad acqua, ad aria e misti. Negli appartamenti prevalgono gli impianti ad acqua, che sono di due grandi tipologie: a radiatori o caloriferi e a pannelli radianti, sotto il pavimento generalmente. Il primo tipo di impianto è ad alta temperatura, mentre il secondo a bassa. Se nella ristrutturazione si smantella il pavimento, può valere la pena di pensare a un impianto a bassa temperatura di pannelli radianti rispetto a un impianto a caloriferi. Altrimenti, si può intervenire sull’efficienza della caldaia, installando un tipo a condensazione e, se si ha un impianto centralizzato, mettendo le valvole termostatiche ai radiatori per regolare la temperatura all’interno.
Una soluzione ben bilanciata da valutare, ma anche più costosa, è installare una caldaia a condensazione con i pannelli radianti e un impianto di regolazione dell’umidità, facendo quindi un mix di acqua e aria, per regolare la temperatura con l’impianto a pavimento e l’umidità attraverso l’impianto ad aria.
La cucina in Italia è storicamente il vero cuore della casa, la stanza che trasmette il senso della famiglia riunita. Nonostante i cambiamenti di stile di vita, di modelli familiari e la frammentazione delle funzioni domestiche avvenuta negli ultimi decenni, la cucina, anche quando è diventata a vista, integrata nel soggiorno, resta un elemento molto importante e primario dell’arredamento. Così come la scelta d’acquisto, con la garanzia che duri nel tempo e non perda l’efficienza delle sue prestazioni. La cucina deve essere funzionale, comoda, tecnologicamente avanzata, innovativa e bella, naturalmente, per permettere a tutti, qualsiasi sia la composizione familiare, di sentirsi a proprio agio e anche, talvolta, un po’ chef professionali. Vediamo quali criteri ha usato Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate, per scegliere la sua.
“I valori fondanti sui quali ho creato Valcucine – dematerializzazione, durata nel tempo del prodotto, riciclo, benessere, innovazione – sono più validi di quando siamo partiti, perché sta diventando una necessità assoluta per la terra cercare di fare oggi un design diverso, sostenibile, che non crea danni. Mentre anni fa i costi ambientali venivano lasciati come debito alle generazioni future, oggi bisogna pensare al fine vita del prodotto nella fase di progettazione, in modo che l’oggetto che progettiamo non contribuisca a lasciare un mondo peggiore di quello che abbiamo trovato”.
Gabriele Centazzo, co-fondatore di Valcucine
È il luogo più energivoro della casa, perché contiene gli elettrodomestici, frigorifero in testa. Per questo, la scelta della cucina richiede una particolare attenzione per chi desidera un’abitazione sostenibile. Persino la ricerca estetica può avere risvolti ambientali: una linea essenziale, infatti, ha maggiori chance di durare nel tempo, evitando di dover cambiare l’arredo in breve tempo creando rifiuti.
Tra i criteri di scelta più funzionali, il fatto che il produttore abbia minimizzato il ricorso a materie prime, specialmente se rare, è molto importante. Solo nel 2019, a livello mondiale, abbiamo utilizzato 100 miliardi di tonnellate di fonti primarie. Uno sfruttamento spesso indiscriminato che rende ormai difficili da trovare persino elementi ritenuti ampiamente disponibili e a buon mercato, come la sabbia. Oltre alla dematerializzazione, un criterio molto importante è la riciclabilità: occorre prevedere già nelle fasi di design un facile riciclo a fine vita della cucina. Anche in questo caso, l’impiego di materiali come acciaio, vetro e alluminio è da prediligere, in quanto questi possono essere riciclati all’infinito senza perdere valore nel tempo.
La scala di priorità nella scelta dei materiali di rivestimento per la casa deve tener conto della loro naturalità, salubrità, non tossicità, della loro facilità di pulizia, manutenzione e sanificazione. Le aziende più virtuose, benché non ci sia ancora un obbligo di legge in tal senso ma si tratti di una certificazione volontaria, dichiarano il life cycle assessment (lca) dei loro materiali, cioè la sostenibilità di tutto il ciclo produttivo: da dove vengono, come si ricavano, quanta energia viene utilizzata per produrli e come vengono smaltiti dopo l’uso. È dunque una buona pratica, quando si sceglie un materiale da rivestimento, sia esso un parquet in legno o un rivestimento ceramico, chiedere questa certificazione.
1_Palette TerraVista Matteo Brioni La terra cruda è un materiale da costruzione antico, ecologico e sostenibile: un composto di argilla e inerti naturali lasciato a essiccare all’aria, senza bisogno di cottura, che non richiede energia primaria per essere prodotto. Nella foto: cromatismi e texture nelle terre crude prodotte da Matteo Brioni © Matteo Brioni 2_TerraEvoca—Matteo-Brion Oggi la terra cruda conosce una nuova vita per le sue qualità versatili ed estetiche in grado di rispondere a un gusto contemporaneo, e trova una perfetta applicazione per le superfici e i trattamenti murali degli interni delle nostre case. Nella foto: Cromatismi e texture nelle terre crude prodotte da Matteo Brioni © Matteo Brioni 3_TerraEvoca Matteo Brioni for Key Cucine Gli intonaci di terra contribuiscono a migliorare il clima interno degli edifici grazie alla traspirabilità della superficie, alla spiccata capacità di assorbire l’umidità, neutralizzare gli odori, essere atossici e anallergici. Nella foto: Cromatismi e texture nelle terre crude prodotte da Matteo Brioni © Matteo Brioni 4_TerraEvoca Matteo Brioni for Agape 2 L’argilla è presente in natura in una gamma molto diversificata di colori naturali. La profondità di colore è sottolineata dalla luce, che rende le superfici in terra visivamente molto morbide, vibranti, mai piatte o saturate. Nella foto: Cromatismi e texture nelle terre crude prodotte da Matteo Brioni © Matteo Brioni 5_MMM- Messner Mountain Museum Corones_Designed by Zaha Hadid Architects – Matteo Brioni MultiTerra Le superfici delle pareti possono essere decorate con texture che offrono ulteriori dimensioni tattili e percettive attraverso l’aggiunta di elementi naturali come la iuta, il frumento, il riso e la canapa o minerali come la mica, l’ematite, la madreperla che donano alla terra luminosità e riflessi splendenti. Nella foto: l’interno in terra cruda del Messner Mountain Museum a Plan de Corones progettato da Zaha Hadid e realizzato dall’azienda Matteo Brioni © Matteo Brioni
L’Italia, fino agli Trenta, è stata uno dei più grandi paesi produttori di canapa per molteplici scopi: forniva, per esempio, la fibra di canapa per le corde della flotta inglese; era un materiale molto utilizzato per i tessuti, perché aveva grandi proprietà di termoregolazione, più di lino e cotone. Solo in anni recenti, con una piccola ripresa della coltivazione, sono stati fatti i primi tentativi di sperimentazione per l’uso in edilizia, che consistevano nel tritare la parte legnosa della canapa, il canapulo, e mescolarlo con la calce. La ricerca ha dimostrato che la calce mineralizza la parte legnosa formando un blocco del tutto simile al mattone, ma con proprietà termoisolanti ben superiori e capacità naturali di regolazione dell’umidità incredibili. Oggi è un materiale che si sta diffondendo in architettura. Si possono realizzare diversi formati a blocco come un mattone, oppure di dimensioni diverse con un cassero riempito di impasto. È simile alla paglia, ma ha proprietà isolanti assai maggiori. La canapa, oltre a vantare straordinarie proprietà, è uno degli isolanti che consuma meno perché nel suo ciclo di vita assorbe anidride carbonica e la tiene intrappolata, come fanno le piante, al suo interno; e ha un impatto ambientale bassissimo. Occorre però utilizzare degli spessori maggiori, con un minimo di 15-20 centimetri.
La differenza tra pietra, gres e legno per i materiali di rivestimento interno e in particolare per i pavimenti non è soltanto un fatto estetico, di stile e di gusto. Il legno, da qualsiasi punto lo si voglia valutare, è il più sostenibile tra questi materiali, assorbe CO2, e non richiede processi di cottura ad alte temperature che consumano molta energia.
_B1R4472 Dividere lo spazio con un sistema di pannelli in legno che crea una superficie omogenea deriva dalla tradizione antica della ‘boiserie’ e dà identità e calore agli ambienti © Giuseppe Brancato _B1R6964 L’architetto svizzero Peter Zumthor, noto per il suo amore per il legno e per il recupero di antiche tecniche costruttive dell’architettura di montagna ha scritto: “Ci sono materiali che ti tolgono energia. Il legno non ha bisogno dell’energia della tua pelle. Non importa se fa caldo o freddo: in un edificio in legno, la temperatura che avverti è sempre vicina a quella che vorresti. Se fa molto caldo, è sempre inferiore di 2 o 3 gradi, e viceversa. Il legno non ha bisogno di te: sta lì e basta” (da Conversazione con Patrick Lynch, The Architects’ Journal, 2009). _B1R7179 L’offerta di legni da rivestimento è molto ampia. Quando si sceglie il legno per rivestimento di pavimenti, pareti, boiserie e serramenti, è meglio orientarsi verso specie “vicine” come rovere, pino, noce e non specie che vengono da altre parti del mondo. Sia per la sostenibilità del trasporto, sia perché sono specie adatte ai nostri climi e ai nostri livelli di umidità e quindi più affidabili e performanti. Bellezza materica e naturale per la boiserie in legno di noce con la texture Matrix disegnata da Piero Lissoni per Lualdi © Giuseppe Brancato _F5I9664new Oltre all’essenza, che è una scelta soprattutto cromatica di gusto individuale, è determinante per il risultato finale la scelta del formato giusto rispetto al progetto e alle dimensioni degli ambienti, che aiuta a ridurre gli sprechi e il tipo di posa. A tutto legno: riedizione contemporanea della boiserie storica con le porte integrate a parete © courtesy Lualdi, ph. Giuseppe Brancato MLG-18-PERIGAL-listone.03 La ricerca più evoluta delle migliori aziende produttrici offre oggi, inoltre, una vasta gamma di sfumature cromatiche e texture del parquet per ottenere i più svariati effetti decorativi. Forme geometriche inusuali e sfumature di colore per i moduli del parquet Perigal, design Paola Lenti, produzione Listone Giordano © courtesy Listone Giordano NG_Foxtrot Avorio 01 L’Europa ha posto da qualche tempo barriere all’importazione di legni tropicali, favorendo quelli europei. In Italia abbiamo tante foreste, ma importiamo legno, mentre sarebbe una grande opportunità per il nostro paese implementare la filiera industriale, dai boschi al prodotto finito. Se sono gestite in maniera responsabile e certificata le attività forestali permettono, infatti, di preservare l’ecosistema. Le forme quadrate e rettangolari del parquet Foxtrot si possono accostare liberamente creando superficie sempre nuove. Design Matteo Nunziati per Listone Giordano © courtesy Listone Giordano NG_Regola È importante controllare che il legno che acquistiamo per pavimenti e rivestimenti sia certificato. Le aziende sostenibili utilizzano legni certificati all’origine, che provengono da foreste gestite in modo responsabile, dove, ad esempio, è controllato il numero di piante di ogni specie che vengono tolte ogni anno. Ci sono varie certificazioni a garanzia della gestione forestale sostenibile: Fsc, acronimo di Forest stewardship council, garantisce che i requisiti definiti dagli standard Fsc siano pienamente rispettati; Pefc (Programme for the endorsement for forest certification – in italiano “Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale”); Cradle to cradle (nota come “dalla culla alla culla”, C2C, oppure progettazione rigenerativa) certifica la sostenibilità e il ciclo di vita dei prodotti creati per l’economia circolare. Nella foto: parquet Regola disegnato da Matteo Thun, un pattern reticolare ispirato ai pavimenti del Rinascimento italiano © courtesy Listone Giordano
Meno mobili, meno oggetti creano un ambiente più rilassato e psicologicamente più rilassante. L’ordine visivo è un altro fattore importante che genera il senso complessivo di armonia in un interno domestico. Anche senza perseguire il rigore dello stile minimalista, o gli eccessi teorizzati da Marie Kondo, la scrittrice giapponese autrice del best seller “Fare ordine” che, come primo punto, suggerisce: “Prima di riordinare buttate tutto ciò che non usate più, in una volta sola, in poco tempo e senza tralasciare nulla”, si può ottenere un ottimo risultato scegliendo di avere arredi essenziali con piccole concessioni alla decorazione e al superfluo e circondandoci solo di oggetti che ci piacciono davvero. Massimizzare l’efficienza è un altro passo decisivo: se non possiamo avere più spazio, utilizziamo i nostri spazi al massimo, adottando soluzioni di archiviazione più organizzate e meglio nascoste, sfruttando al meglio la metratura disponibile. Arredi in materiali naturali, semplici e funzionali, prevalentemente in legno, senza componenti tossici – quali colle e vernici –, e l’uso diffuso di complementi tessili facilmente sfoderabili, lavabili e sanificabili di frequente – come il lino, la canapa, il feltro, la lana – contribuiscono a definire un ambiente e un’atmosfera domestica sani, sostenibili e friendly.
“Nella casa di oggi, le scelte sensate in merito all’illuminazione e alle sedute morbide possono garantire che i nostri spazi continuino a fornirci un senso di relax e sicurezza”.
Christian Grose, chief design officer dell’azienda Vitra
Nel campo dell’arredamento, benché se ne discuta dai primi anni Ottanta, non esiste in Italia una normativa che imponga di dichiarare per i mobili i materiali componenti, la provenienza, quali colle o vernici sono state impiegate. Alcune aziende lo fanno oggi spontaneamente e questo andrebbe considerato dai consumatori in fase di acquisto come un plus che attesta la serietà del produttore.
Quando parliamo di arredi in materiali naturali ci riferiamo quasi sempre al legno: sostenibile per eccellenza, vivo, durevole, si trasforma nel tempo, aumentando di bellezza e valore. A fronte di un profilo di sostenibilità rivolto sempre più al contenimento degli impatti e alla gestione controllata delle foreste, il legno sta sorprendentemente acquisendo prestazioni del tutto paragonabili a quelle dei materiali più tecnologici.
IMG_2393 La straordinaria capacità del legno di invecchiare trasformandosi in meglio lo distingue da tutti gli altri materiali e lo colloca sul gradino più nobile, in un’ipotetica scala di valori. Ma anche il bambù è un materiale largamente utilizzato soprattutto nei paesi del sud est Asiatico e in Indonesia per rivestimenti di pareti, prodotti e accessori d’arredo. IMG_6823 Il legno continua a essere il protagonista principale degli arredi domestici, anche se oggi i mobili artigianali in legno massello di alta qualità rappresentano una piccola parte della produzione di arredi, mentre la gran parte della produzione industriale di livello medio ha una struttura generalmente realizzata in pannelli di vario tipo su cui viene applicata l’impiallacciatura, cioè un foglio sottile di finitura di legno nelle varie essenze. Il legno si abbina con eleganza e naturalezza a tutti gli altri materiali architettonici, come la pietra e il tufo (in foto). Immagine_7 I pannelli strutturali possono essere fatti con particelle di legno (truccioli di legno pressati e legati attraverso resine e colle); tamburato: una struttura a telaio realizzata attraverso dei supporti rigidi – generalmente di legno massello –, sulla quale viene applicata l’impiallacciatura, che rende il mobile leggero e indeformabile nel tempo. : Semplici, essenziali, lineari, gli arredi in legno chiaro di stile nordico sono degli elementi ‘evergreen’ che non passano mai di moda e che non stancano mai. P1130093 O ancora: mdf, cioè pannelli per la maggior parte costituiti da materiali di scarto della lavorazione del legno che vengono trattati e macinati; listellare o multistrato, cioè pannelli ricavati dall’unione di listelle o pannelli di legno massello incollati e pressati tra di loro. I mobili realizzati con questi ultimi materiali sono generalmente di alta fattura e di ottima qualità. parquet e sedute in legno massello di Riva 1920 Cantù © Patrizia Scarzella Schermata 01-2457765 alle 10.56.25 “Sostenibilità è nella storia, nella purezza e nella semplicità dei materiali”, sostengono Kaori Shiina e Riccardo Nardi del marchio Hands on design. “È l'ingegno cosciente di mani che costruiscono cose pensate, e usano strumenti e tecniche ottimali, sperimentate e affinate nel tempo fino alla perfezione. Sostenibilità è ottimizzazione spontanea e senza spreco. Sostenibilità è il valore e la durata di oggetti senza tempo nel fluire della natura”. Nella foto: credenza Embi server di Mabeo Studio e sgabello Kika design Patricia Urquiola in legno massello dell’azienda africana Mabeo © courtesy Spotti Milano
“Il legno, tra tutti i materiali, è il più vicino all’uomo. All’uomo piace la compagnia del legno, gli piace sentirlo sotto le mani, gradevole al tatto e alla vista. Il legno è universalmente bello”.
I tessuti d’arredo rivestono un ruolo cardine nell’arredamento della casa non soltanto per il comfort e le funzioni che assolvono, ma per dare qualità, identità e stile agli ambienti, personalizzandoli nel modo che preferiamo. In ogni abitazione c’è normalmente una molteplicità di presenza di tessuti d’arredamento di materiali diversi.
Canvas tessuto Maris I tessuti d'arredo svolgono una duplice funzione: servono per garantire il comfort e permettono di personalizzare gli ambienti. Nella foto: dettaglio divano Canvas con tessuto Maris, design Paola Lenti © Sergio Chimenti Copia di IMG_6933 2 In ogni casa c’è normalmente una molteplicità di presenza di tessuti d’arredamento di materiali diversi: dai rivestimenti degli imbottiti – divani, poltrone, sedie, letti –, ai tendaggi che schermano le nostre finestre, dai tappeti ai cuscini. Aggiungere alla dida del testo che avete messo: Nella foto: infiniti campioni di texture e colori nel campionario tessuti delle poltrone, divani e tappeti Paola Lenti © Patrizia Scarzella DSC_0005 In declino da tempo, per ragione di cambiamento di tendenza e gusto, ma anche di considerazioni igieniche, è la tappezzeria in tessuto, che in passato rivestiva molte pareti domestiche delle case borghesi. Nella foto: lana e cotone, materiali di base per per cuscini e tappeti realizzati con telai manuali © Patrizia Scarzella Elba in Diade I materiali e le fibre naturalipiù conosciute e diffuse come cotone, seta, lino, juta, canapa, fanno parte di quei tessuti sicuri che secoli d'impiego hanno ormai ampiamente certificato nella memoria collettiva. Nella foto: sedia Elba in tessuto Diade, design Paola Lenti © Sergio Chimenti Frame in treccia Twiggy Le etichette dei tessuti che ne dichiarano il tipo, la composizione, le caratteristiche, nonché le istruzioni d’uso per la manutenzione e il lavaggio, sono da tempo obbligatorie per legge. Foto 5: Aggiungere alla dida del testo che avete messo: Nella foto: dettaglio del tessuto intrecciato Twiggy, design Paola Lenti © Sergio Chimenti gallura25 È sempre una buona pratica leggerle in dettaglio e prestare attenzione anche alla presenza o meno di certificazioni, dalle quali si può dedurre la biocompatibilità del prodotto. Nella foto: tappeto in lana e colore della collezione Gallura rugs trssutoma mano in Sardegna © Walter Zerla gallura37 L’utilizzo diffuso di rayon e poliestere, soprattutto per tende e tendaggi, è dovuto prima di tutto a ragioni di costo, decisamente più basso rispetto a quello dei materiali naturali. Nella foto: dettaglio del divano Lipp che reinterpreta la tradizione lavorazione capitonné con geometrie contemporanea. Rivestimento in tessuto di cotone, design Piero Lissoni, produzione Living © Walter Zerla IMG_2626 È dovuto soprattutto, però, alla facilità di manutenzione (asciugano rapidamente e non richiedono la stiratura). Nella foto: policromia e grande varietà di tessuti esclusivi per i tappeti prodotti da Paola Lenti © Patrizia Scarzella Net in Maris Cotone, seta e lino richiedono invece una manutenzione più accurata. Tappeto Net a quadrotti in tessuto Maris, design Paola Lenti © Sergio Chimenti Nina in Diade.02 Qualsiasi sia la scelta del tessuto, è necessario lavare i rivestimenti tessili di casa con buona frequenza e sanificarli con prodotti antibatterici. Nella foto: tessuto intrecciato Diade per la sedia Nina, design Paola Lenti © Sergio Chimenti
In questo nostro percorso tra gli elementi su cui intervenire per realizzare una casa ecologica e sostenibile abbiamo incontrato una serie di consigli, suggerimenti e buone pratiche applicabili da ciascuno nella propria dimensione domestica secondo una scala di interventi dai più semplici ai più complessi. La ricerca di materiali, soluzioni tecniche e l’innovazione tecnologica anche nel campo dell’abitare sono tuttavia sempre in progress e vogliamo seguire l’evoluzione dell’attuale “stato dell’arte” per fornire informazioni corrette e aggiornate. La casa sostenibile… è sempre in costruzione!