L’agosto del 1975 recò con sé un altro grande shock, quando Peter Gabriel annunciò che stava uscendo dai Genesis: il bizzarro, fantastico, satirico, surreale e allegorico mondo di cui era stato il principale artefice stava ormai crollando.
Il tour di "The Lamb Lies Down on Broadway" si era concluso con una certa stanchezza nel maggio 1975 e Gabriel, che aveva già deciso di andarsene, aspettò a fare la sua dichiarazione fino a quando il gruppo non trovò un cantante per sostituirlo. Anche se sommersi dalle candidature, i Genesis scelsero il batterista Phil Collins, che fino a quel momento nel gruppo aveva cantato come corista e aveva una voce più leggera di quella di Gabriel, ma con un timbro simile. Gabriel scrisse e consegnò personalmente una lettera alle riviste musicali, chiedendo che la riportassero per intero o per niente. In essa spiegava le ragioni per cui stava lasciando i Genesis. Questa è una versione modificata.
"fuori, angeli, fuori – un’indagine Il mezzo che avevamo costruito come cooperativa per aiutarci nel comporre musica è diventato il nostro padrone, e ci ha rinchiusi all’interno del successo che avevamo voluto. Ha influenzato gli atteggiamenti e lo spirito di tutta la band. La musica non si è inaridita e io rispetto ancora gli altri musicisti, ma i nostri ruoli sono divenuti pesanti. Ottenere un’idea dai 'Grandi Genesis' significa muoversi molto più concretamente di prima. Per qualsiasi band, trasferire il cuore dall’entusiasmo idealistico alla professionalità è un’operazione difficile. Credo che l’uso del suono e delle immagini visive possa essere migliorato, per fare molto di più di quanto abbiamo fatto noi. Ma su larga scala quest’uso ha bisogno di una direzione chiara e coerente, una che il nostro sistema di comitati pseudo-democratici non può fornire.
Come artista, ho bisogno di assorbire una grande varietà di esperienze. È difficile rispondere all’intuizione e all’impulso, all’interno della pianificazione a lungo termine di cui la band ha bisogno. Ho sentito di dover guardare/conoscere/migliorare me stesso, i miei frammenti creativi, e accettare un sacco di lavoro al di fuori della musica. Persino le delizie nascoste del coltivare verdure e della vita comunitaria stanno cominciando a rivelarmi i loro segreti. Non potevo aspettarmi che la band modificasse i suoi programmi per accontentare la mia fissa per i cavoli. L’aumento di denaro e potere, se fossi rimasto, mi avrebbe inchiodato ai riflettori.
Per me era importante dare spazio alla mia famiglia, che voglio mantenere unita, e liberare il papà che è in me.
Benché io abbia visto e imparato molto, negli ultimi sette anni, mi sono reso conto di aver cominciato a guardare le cose come il famoso Gabriel, nonostante tacessi circa la mia occupazione quando possibile, facessi l’autostop eccetera. Avevo cominciato a pensare in termini di affari: molto utile per un musicista che, rimasto spesso scottato, ora sa come muoversi, ma trattare dischi e pubblico come denaro mi stava allontanando da loro. Durante i concerti sentivo meno brividi correre su e giù lungo la schiena. Credo che il mondo presto dovrà attraversare un difficile periodo di cambiamenti. Sono eccitato all’idea di alcune cose che stanno salendo in superficie e che sembrano essere rimaste nascoste nella mente delle persone. Voglio esplorare e prepararmi a essere abbastanza aperto e flessibile per agire, libero da vincoli con il vecchio ordine gerarchico".
Quanto letto finora sembra la conclusione di un qualche tipo di esercizio idealistico – nello specifico della composizione collettiva dei Genesis, che richiedeva che le idee venissero approvate dal gruppo.
Gabriel scrisse più di questo, e alla fine cerca di fare luce sulla situazione, dicendo come alcuni pensassero che avrebbe «fatto come [Bryan] Ferry», mentre altri ritenevano che avrebbe dovuto «fare come Bowie» e altri ancora che avrebbe dovuto «prendere un boa di piume e impiccarmici». L’umorismo sembra più che leggermente forzato.A metà degli anni Settanta una cosa del genere sembrò l’abdicazione di un sovrano. Prima Fripp e ora Gabriel, due icone della portata creativa e dell’ambizione del movimento progressive, avevano ormai voltato le spalle a tutto quell’ambaradan.
Entrambi sentivano che la loro creatività si stava compromettendo a causa del loro ruolo all’interno di un business musicale sempre più in espansione e di stampo sempre più aziendale, con le sue costanti richieste di fare di più, e in cui i giorni di gloria di pochi anni prima – quando la libera creatività era la forza che muoveva tutto – sembravano ormai ricordi lontani. Il fatto che entrambi avessero drasticamente tagliato i propri lunghi capelli potrebbe sembrare banale, oggi, ma all’epoca anche atti del genere sembravano simbolici.Le cose stavano cominciando a cambiare, e anche se pochi sapevano dire esattamente come stavano cambiando, sia Gabriel che Fripp avevano alzato le dita inumidite e decretato che i venti prevalenti erano girati abbastanza da far avere loro importanti ripensamenti. Peccato per i poveri, vecchi Genesis: che diavolo avrebbero fatto, adesso?
Il loro passo successivo era già stato deciso, con un album che venne pubblicato nel gennaio 1976, "A Trick of the Tail". Dice Tony Banks:
Eravamo ottimisti, per molti versi. Mi mancava molto Peter, ma da ogni altro punto di vista era fantastico. Quando realizzammo 'A Trick of the Tail' pensai 'accreditiamo chi ha scritto davvero la maledetta cosa, invece di cercare di far finta che tutti abbiano scritto qualcosa'. Inoltre Steve aveva appena fatto un album da solista ed era a corto di idee, in più non era nemmeno nei paraggi quando stavamo scrivendo alcuni dei primi pezzi, e questo era uno dei motivi. Ma più avanti tornammo ad accreditare tutto a tutti".
L’impresa solistica di Steve Hackett, "Voyage of the Acolyte", uscì per prima, nell’ottobre 1975: era un viaggio concettuale attraverso il mazzo dei tarocchi, con Collins alla batteria e alla voce, il bassista dei Genesis Michael Rutherford al basso e il fratello di Hackett, John, al flauto e alle tastiere.
È molto simile a un album dei Genesis, nell’atmosfera, e parte della musica aveva già raggiunto la fase delle prove quando il gruppo stava registrando "Foxtrot" nel 1972. È sullo stesso livello di "A Trick of the Tail", che inizia con grande teatralità con “Dance on a Volcano”, che presenta maestose strofe sostenute da corpose note di bass pedal – le quali dimostravano come, in termini di produzione, questo fosse finora il loro miglior risultato – e a cui la voce di Collins si adatta perfettamente. "A Trick of the Tail" contiene alcuni dei momenti più inquietanti creati dal gruppo, in particolare l’intreccio di chitarre a dodici corde su “Entangled”, che viene gentilmente trascinata via alla fine del brano dallo spettrale mellotron di Banks. L’album si chiude con lo strumentale “Los Endos”, che rivelava la fascinazione di Collins per gruppi jazz fusion americani come gli Weather Report, benché si tratti di un pezzo scritto. Questo confluì nel suo progetto Brand x, un gruppo jazz-rock dal sound più britannico con cui suonò dal 1975 al 1978.
Con l’abbandono di Gabriel alcuni dei testi, in particolare quello di “Squonk”, suonano un po’ troppo leziosi, come la scena in cui un cacciatore cerca di catturare la creatura del titolo che, una volta presa, si scioglie in una pozza di lacrime. In effetti il gruppo aveva preso la storia da una pubblicazione americana di criptozoologia del xix secolo. Tuttavia il vero disastro è “Robbery, Assault and Battery”, che vede Collins rivisitare il territorio intoccabile di “The Battle of Epping Forest” e presentare una serie di personaggi à la Gabriel, tra cui un poliziotto zelante e un criminale qualunque. Nella sezione finale di “Los Endos” c’è una ripresa strumentale di “Squonk”, e Collins saluta il suo ex compagno di band con un riferimento all’angelo che in “Supper’s Ready” si erge nella luce del sole. Eppure funzionò.
I Genesis andarono in tour in America nel 1976, e scoprirono che il pubblico stava chiaramente cominciando ad amarli. Tony Banks:
"Penso che uno dei vantaggi, per noi, quando andammo in tour dopo l’uscita di Peter, era che potevamo scegliere [brani] dall’intero repertorio. Come ultime tre canzoni avevamo 'Supper’s Ready', che era tutta un crescendo, poi 'I Know What I Like', perché è facile e tutti possono cantarla, e infine 'Los Endos', che è esaltante. Questo fece molta differenza, per noi, e ci fece capire che 'The Lamb', pur con tutte le sue buone intenzioni, forse non era lo spettacolo migliore che potessimo proporre".
Il primo batterista che aiutò dal vivo la nuova formazione dei Genesis fu Bill Bruford, che nominalmente faceva ancora parte dei National Health, ma poiché in quel momento avevano ben poco da fare accettò l’offerta dei Genesis. Bill Bruford: "Pensavano che fossi una star, credo, e che fossero fortunati ad avermi nel gruppo. Ero io a ritenermi fortunato a essere con loro. Era la prima volta che ero in una band famosa in cui non davo alcun contributo alla musica, quindi non sentivo legami a livello emotivo. In qualche modo, però, sembrava che avessi tutte le risposte. Non penso di essermi comportato molto bene".
Le registrazioni dei concerti con Bruford suggeriscono una certa quantità di furbate, nel modo in cui si approcciava al repertorio dei Genesis, dato che introduce alcuni dei break e pattern più anticonvenzionali che probabilmente aveva suonato nei King Crimson: "Forse non c’entrava l’essere furbo, visto che stavo cercando di ricordare la musica – perché si presumeva che io conoscessi il repertorio dei Genesis dalla a alla z. Non avevo mai ascoltato Genesis, per nulla", spiega Bruford. "Rimango loro grato per avermi sopportato, sinceramente".
Il brano è tratto, per gentile concessione, da "Storia del Progressive Rock. Origini e leggende della musica inglese anni Settanta", edito da Odoya: 720 pagine imperdibili per gli appassionati del genere.
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