«La Coop? “Sono io”». Livorno, ex dipendente si tatua il logo della cooperativa: «È stata come una famiglia» - Il Tirreno Livorno

2022-06-10 17:44:17 By : Ms. Minnie Song

Una storia che inizia 40 anni fa grazie a un tirocinio ne “La Proletaria” «La porto sulla pelle accanto ai nipoti, grazie al mio lavoro mi sono costruita una vita»

LIVORNO. Si dice di molti luoghi di lavoro: «Questa è una grande famiglia». Una volta, la famiglia si teneva in foto nel portafogli. Oggi, invece, usa tatuarla sulla pelle. «E io mi sono tatuata, accanto ai nipotini, il logo della Coop, che per tanti anni è stata la mia famiglia». Graziella Loreti nasce e cresce a Livorno, quartiere Pontino. Oggi ha 59 anni, e per gran parte della sua vita ha fatto parte della cooperativa della grande distribuzione organizzata. «Da piccola volevo fare la psicologa infantile, ma la famiglia era numerosa e i soldi per studiare non c’erano», racconta. E così, nel 1981, coglie al volo l’opportunità offerta da quella che, all’epoca, si chiamava “La Proletaria” (prenderà il nome di “Coop Toscana Lazio” solo nel 1990). «Quello è stato il mio anno fortunato. A maggio mi sono fidanzata, a luglio sono entrata e ad agosto mi sono sposata», racconta ancora, e poi aggiunge: «Nel 1982 ho dato alla luce la mia prima figlia». La prima esperienza è in tirocinio: sette mesi al bancone di macelleria. Poi l’esame, la promozione a pieni voti, e infine l’assunzione a tempo indeterminato. Il supermercato de La Rosa, al netto di alcune sostituzioni in giro per i vari punti vendita e di una parentesi di quattro anni a Colline, diventa casa sua: il bancone della pescheria è la sua isola felice. «Una volta entrata imparai a fare tutto, ma quello rimane il mio reparto preferito», precisa. Qualche tempo dopo sarà la televisione a inoculare nel cervello degli spettatori il tormentone “La Coop sei tu”, che – fra gli addetti ai lavori – subito diventa «Sei tu? No, sono io!», scherza. Sotto l’ala da chioccia di Loreti passano generazioni di addetti alle vendite. «Con i colleghi non c’è stato mai una litigata (anche se ci vuole carattere per abbozzare), ma al tempo ci si aiutava tutti gli uni con gli altri. Erano gli anni d’oro sia per il fatturato che per il clima sereno», confessa, e poi spiega: «Oggi non è più così. I nuovi arrivano “già imparati”, ma io consiglio comunque a tutti di provare a entrare in Coop: chi “mette un piede dentro”, anche a tempo determinato, se è capace di lavorare, quasi sempre ci rimane». La permanenza di Loreti si è invece felicemente conclusa il 31 dicembre 2021. Dal 1993 è stata anche delegata Cgil. «Quando me ne sono andata, nonostante gli screzi sindacali con la direzione, sono stati baci e abbracci. Sono uscita due anni e mezzo prima per mia scelta: ho cinque splendidi nipotini e voglio fare la nonna a tempo pieno», prosegue. Ciascun nipotino occupa un posto speciale nel cuore di nonna Graziella, e... sulla sua pelle: «Ho tatuato i nomi di tutti, ciascuno in un modo particolare». E mostra i vari disegni. I nomi delle due gemelline si intrecciano, quello del maschietto è “a bordo” di un trenino. Era rimasto giusto un posto libero sul braccio sinistro, e così... «giovedì sono andata da Arte sulla Pelle, negozio storico dove iniziai a tatuarmi 20 anni fa. I ragazzi mi dicono sempre che, con la mia pelle, è come scrivere su un foglio di carta: entrata, seduta e uscita, lavoro finito in 40 minuti». E poi ricorda: «In 40 anni dentro Coop, invece, mi sono levata tantissime soddisfazioni, ci ho comprato casa e sposata. Ho fatto tutto in 40 anni». © RIPRODUZIONE RISERVATA  

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