Grande Chevron

2022-06-10 17:37:03 By : Ms. Anna Li

Un intervento di arte urbana, un regalo per Milano, una celebrazione a cielo aperto del talento creativo naturale, ma anche una dimostrazione di come può cambiare il (volto del) mondo: è TOILETPAPER STREET dreamed with ORGANICS by Red Bull, la prima strada interamente trasformata in un’installazione permanente di arte pubblica. Il posto è via Balzaretti, cuore di Città Studi, quartier generale di TOILETPAPER e della sua celebre «casa con i rossetti»: è qui che in occasione della Design Week le grafiche più iconiche del progetto editoriale dell’artista Maurizio Cattelan e del fotografo Pierpaolo Ferrari, con ORGANICS by Red Bull, le nuove bevande analcoliche, biologiche dissetanti di Red Bull,  hanno decorato i palazzi che si affacciano su strada. Ci sono le nuove grafiche di Trumpets, Flowers with Holes e Roses e anche uno scatto inedito ispirato ai valori e all’immaginario ORGANICS: un'esplosione di energia e di colore che sarà celebrata il 9 giugno con un street party aperto a tutti a cura di ORGANICS by Red Bull. La festa proseguirà anche il 10 e 11 giugno offrendo l’occasione di incontrare tutti i creativi che compongono il team TOILETPAPER: un gruppo di talenti naturali, che ispirano con le loro storie e le loro creazioni.

Tra loro Caterina Viganò: classe ‘88, milanese. Dopo una laurea in Belle Arti alla Nuova Accademia di Belle Arti - dove è diventata anche insegnante accanto al visionario artista e regista Yuri Ancarani - lavora da regista realizzando lavori onirici, provocatori, dall'estetica pop estremamente raffinata. Campagne e cortometraggi che non riesci a smettere di guardare, che firma per TOILETPAPER, brand e non solo, caratterizzati da un tratto decisamente unico, che la rendono uno dei grandi talenti naturali da conoscere e tenere d'occhio.

In questa intervista Caterina Viganò ci racconta il suo percorso, come si coltiva un'indole spiccatamente creativa come la sua, a cosa serve l'inclinazione e perché è fondamentale la passione. Ma anche come nasce un'icona, cominciando dalle immagini di TOILETPAPER, e dalle sue.

Cos'è il talento naturale per te? «È qualcosa che non puoi frenare, che non puoi smettere di fare, che non puoi smettere di essere. Se, ad esempio, sai cantare o sai disegnare, è impossibile non farlo. Ma il talento naturale è un piccolo seme: è un inizio, devi coltivarlo, e per questo serve passione perché altrimenti il talento diventa una prigione. Intendo che devi sempre pensare oltre, capire come metterlo a frutto. Io lo faccio continuamente e mi sento fortunata perché in questo modo ho potuto costruire la vita e la mia professione realizzando le cose che amo di più». Come hai scoperto il tuo talento naturale? «Non c’è un giorno: è una cosa che ho scoperto pian piano, ogni giorno con una conferma in più. In questo mi ha aiutato molto la mia famiglia, che mi ha sempre incoraggiata. Mia madre mi racconta che sono nata creativa: sin da piccolissima, mi isolavo nel mio mondo e inventavo storie. Pian piano è venuta fuori la mia cifra ironica: una volta volevo creare una sigla divertente per il telegiornale e ho girato un video con il rumore dello sciacquone in sottofondo. Questo tocco divertente mi è rimasto, e in fondo è quello che contraddistingue il lavoro di TOILETPAPER».

Come lo hai coltivato? «Sono stata brava nell’assecondare la mia predisposizione e questa è una di quelle cose di cui vado fiera, perché non è facile. Ho fatto delle scelte spesso complesse. Per esempio mi sono iscritta al liceo artistico perché volevo fare qualcosa di creativo, anche se non sapevo disegnare. Però è così che ho scoperto la passione per i video. Ricordo come fosse ieri un compito di Discipline Pittoriche: tutti fecero un disegno e io invece un video. Il compito andò male, ma tutti guardarono con attenzione il mio lavoro: era qualcosa di diverso, e questo mi ha fatto sentire speciale. Da lì ho cavalcato l’onda: a scuola sono diventata la “ragazza dei video” e questo mi ha invogliato a proseguire gli studi nella stessa direzione, così mi sono iscritta alla Naba, Nuova Accademia di Belle Arti». Come è iniziato il tuo percorso con TOILETPAPER? «In Accademia ho incontrato Yuri Ancarani e gli ho raccontato che mi piaceva montare: è iniziato tutto da lì. Il mio primo giorno di stage con lui senza dirmelo mi ha portato sul set di TOILETPAPER. Un sogno». Quanto è importante un mentore per un talento creativo naturale? «Fondamentale. Io ne ho due: il primo è Yuri. Per me è un faro: preciso, esigente, bravissimo nel suo lavoro. Mi ha insegnato a non accettare mai un no, a portare avanti la mia idea cercando di guardare le cose sempre in grande, e contemporaneamente a essere meticolosa nel lavoro. Io ora sento di essere la somma di quello che ho imparato da lui e da TOILETPAPER, che è l'altro mio mentore: con loro lavoro in piena libertà con l’obbiettivo di realizzare prodotti interessanti, di un certo standard, mai visti, da outsider, in stile». Sei un'artista, oltre che professionista, delle immagini, e con i social viviamo in un mondo in cui ne siamo perennemente bombardati. Come si fa a creare delle opere riconoscibili e che colpiscano? «Sinceramente non lo so. Posso però dire quello che faccio io, che forse è un po’ banale, ma è una strada: io credo che se si guarda quello che fanno gli altri, si rischia di fare delle cose standard e questo non ha senso, perché nessuno è come noi. Intendo che a mio parere l’unico modo per emergere è portare a galla tutti gli ingredienti che fanno parte del tuo percorso, perché già questo è inusuale. Bisogna valorizzare la nostra diversità anche attraverso il messaggio che veicoliamo». Perché secondo te le immagini di TOILETPAPER sono diventate icone pop? «Anzitutto perché scava negli elementi del quotidiano, un po’ come la banana di Andy Warhol: sono immagini con oggetti semplici, riportati all’osso. Tutto questo accompagnato da altri due elementi distintivi: il mondo talvolta dark e sempre sarcastico di Maurizio Cattelan e poi il tocco di Pierpaolo Ferrari. C’è un lavoro pazzesco dietro ogni immagine di TOILETPAPER: nessuna luce, nessun oggetto, nessun colore e lì a caso perché ogni elemento e il posto in cui trova ti dice qualcosa. È da qui, e quindi in fondo anche dall’unione di talenti naturali, che nascono le icone pop, e mai banali, di TOILETPAPER». Da dove parti per creare il concept dei tuoi video? «Tendenzialmente ho un brief, ma poi è tutto dentro il mio cervello. Tante volte mi chiamano “carro armato", perché mi sento un fiume in piena. Poi mi metto a fare ricerca cercando di capire come faccio a rappresentare un concetto: è un grande lavoro di brainstorming, molto stancante, in cui mi estraneo dal mondo. Ecco, per me un talento deve essere anche lasciato libero di creare». Come fai a capire se un video funziona oppure no? «Se fosse per me i miei video non funzionerebbe mai: mi metto sempre in discussione. Quando realizzo video per dei brand con me c’è l’agenzia con il cliente, che mi affiancano, e con cui discuto in corso d’opera. Nel caso di TOILET sono io che creo, in libertà, e per capire se qualcosa funziona guardo e riguardo diverse versioni dello stesso lavoro: a un certo punto sento dentro qual è quello giusto». Cosa ne pensi di progetti come TOILETPAPER STREET dreamed with ORGANICS by Red Bull che celebrano il talento naturale e rendono le città più belle, piacevoli, allegre? «Dovrebbero essercene di più: il fatto che TOILETPAPER e Red Bull abbiano trasformato insieme una strada di Milano è bellissimo. In fondo il grande sogno di TOILET è trasformare la città, esternare l’immaginazione. E ora di questo abbiamo bisogno: la gente è stanca, serve cambiamento, serve colore, serve pensare in grande». 

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