Aperture straordinarie per scoprire il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico del nostro Paese, ma anche architettura, fotografia e arte contemporanea, tra installazioni, tele, sculture e video: 12 e più appuntamenti da Nord a Sud lungo tutto lo Stivale
L'agenda delle mostre di questa settimana si può considerare un anticipo di primavera per la 'ricca fioritura' dei tanti progetti espositivi ed eventi in programma. Si parte dall'invito a scoprire - o riscoprire - il nostro nostro patrimonio artistico, culturale e paesaggistico insieme ai tesori del territorio dimenticati, scegliendo tra le 'mille' aperture straordinarie di luoghi poco conosciuti o abitualmente non accessibili. Il weekend potrà essere dedicato alle visite di ville e palazzi storici, aree archeologiche, chiese di grande valore architettonico o storico-artistico, esempi di archeologia industriale, castelli, biblioteche, collezioni d’arte e musei, di fabbriche, complessi industriali, opifici, ma anche di borghi segreti e oasi naturalistiche che costellano tutto lo Stivale. Tra le proposte di marzo non mancano quelle dedicate all'architettura, con l'esposizione dedicata ai trent'anni di attività dello studio EMBT di Barcellona, in un percorso lungo "le trame della memoria" attraverso i loro lavori architettonici realizzati in luoghi di grande rilevanza storica. Poi, da segnalare l'esposizione dedicata alle opere senza tempo di un grande architetto e designer contemporaneo, installazioni-totem per la loro vocazione spirituale e mistica, capaci di esprimere tematiche antropologiche più profonde, intrinseche di magia e miti attraverso materia e linguaggio ancestrali. Nella lista degli appuntamenti di questo mese, spiccano quelli riservati alla fotografia e all'arte contemporanea. La prima conquista con una mostra di immagini fotografiche della prima metà del XX secolo, realizzate da grandi maestri o fotografi meno conosciuti che hanno contribuito a ridefinire la fotografia, dando impulso alle nuove avanguardie di inizio secolo. Ma anche con la ricerca artistica di un fotografo contemporaneo che cattura l'attenzione con le sue 'donne di Kabul'. Nell'ambito dell'arte contemporanea, i progetti espositivi di metà marzo spaziano dall'originale collettiva di artisti britannici di fama internazionale, per i quali Londra si è rivelata centrale nella loro carriera artistica, alla rassegna, nella splendida cornice di un chiostro rinascimentale, che vuole essere luogo di confronto tra artisti di generazioni e provenienze diverse, ognuno con la propria visione del mondo, nel rispetto della complessità e della diversità. In conclusione, una bella notizia: la riapertura degli Ex Seccatoi, seconda sede del Museo d'artista dedicato ad Alberto Burri.
Sabato 26 e domenica 27 marzo 2022 si rinnova l'appuntamento con le "Giornate FAI di Primavera", l'evento nazionale, dal 1993, dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. L'edizione numero trenta di quest'anno interessa 700 luoghi solitamente non accessibili o poco conosciuti dislocati in 400 città che potranno essere visitati, scoperti o riscoperti grazie anche al supporto dei volontari delle 350 delegazioni e dei gruppi FAI attivi in tutte le regioni che condivideranno con i visitatori la storia di monumenti e opere d'arte, la conoscenza di luoghi e aree verdi che costituiscono un inestimabile patrimonio culturale e paesaggistico. Nell'ultimo weekend di marzo apriranno ville e palazzi storici, aree archeologiche, chiese di grande valore architettonico o storico-artistico, esempi di archeologia industriale, castelli, biblioteche, collezioni d’arte e musei, ma anche fabbriche, complessi industriali, opifici. Si potranno effettuare itinerari tematici, tra architettura e storia, oppure nei borghi cercando gli angoli più segreti e dove si conservano le antiche tradizioni; prendere parte a visite didattiche in parchi urbani, orti botanici, giardini storici e cortili, nella direzione di una più profonda 'cultura della natura'. Tra le proposte più interessanti, a Milano si potrà visitare l’imponente Palazzo INPS, costruito tra 1929 e 1931 su progetto dell’architetto Marcello Piacentini e riaperto dopo una campagna di restauri nel 2021. Finalmente sarà possibile vedere spazi preclusi al pubblico, come il monumentale scalone elicoidale e la Sala Riunioni del primo piano. A Cornate d’Adda (MB) aprirà al pubblico la Centrale Bertini, costruita lungo il fiume Adda nel 1898, all’epoca il più potente impianto idroelettrico in Europa. A Parma si potrà entrare nel Parco della Musica, virtuoso esempio di riconversione di un complesso industriale, con l’auditorium realizzato da Renzo Piano; a Genova riaprirà il 'fantasioso' Castello Mackenzie, costruito a fine Ottocento dall’architetto Gino Coppedè in stile neogotico e neorinascimentale; a Firenze si potrà ammirare la Villa Medicea di Careggi, costruita da Michelozzo per volere di Cosimo il Vecchio nel Quattrocento, che fu dimora d’elezione di Lorenzo il Magnifico mentre oggi, di proprietà di Regione Toscana, è oggetto di un piano di recupero. Tra i luoghi che apriranno a Roma, il Casino dell’Aurora Ludovisi, costruito a fine Cinquecento, che deve il nome allo straordinario soffitto affrescato da Guercino nel 1621 con numerose sale riccamente decorate, di rado accessibile in quanto proprietà privata; il settecentesco Palazzo Corsini, sede dell’Accademia dei Lincei - la più antica accademia scientifica al mondo, fondata nel 1603; la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco, piccola e antica chiesa di rito ucraino-bizantino affacciata su piazza Madonna dei Monti. A Palermo i visitatori potranno visitare il Villino Ida, realizzato dal maestro del liberty Ernesto Basile nel 1903 come propria casa studio, ora sede dell’Unità bibliografica della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali, e il "Bunkerino" nel Palazzo di Giustizia, museo dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui ricorrono 30 anni dalla morte. A Lecce e provincia, le aperture, che si legano alla storia economica del tabacco salentino, riguardano l’ex Magazzino Concentramento Tabacchi, gigantesco complesso industriale dismesso alle porte del capoluogo che vide tra i suoi progettisti anche Pierluigi Nervi, il villaggio operaio di Cardigliano a Specchia, realizzato nel 1922 e oggi paese fantasma, la Fabbrica-Museo delle Tabacchine a Campi Salentina, allestito in un opificio di inizio Novecento. Incuriosirà senza dubbio l'apertura dell'Attrezzeria Rancati di Cornaredo (MI), dove sono custoditi numerosi oggetti per il cinema, la televisione, la pubblicità, la moda e il teatro, prodotti a partire dal 1864, mentre attirerà gli amanti della natura il Bosco Faggeto di Moliterno (PZ), oasi naturalistica sulla dorsale montuosa che separa la Val D'Agri dal Vallo di Diano, ricchissima di biodiversità. Il FAI ha scelto di dimostrare in modo concreto la vicinanza e la solidarietà con il popolo ucraino impegnandosi oggi formalmente a finanziare il recupero di un’opera d’arte del patrimonio culturale ucraino, che sarà individuata non appena cesserà la guerra e si procederà alla ricostruzione del Paese. www.giornatefai.it
Un'immersione tra i capolavori della storia della fotografia. Negli spazi di CAMERA Centro Italiano per la Fotografia è in mostra una selezione di oltre 230 immagini fotografiche della prima metà del XX secolo, parte della collezione Thomas Walther, realizzate da grandi maestri o fotografi meno conosciuti che hanno contribuito a ridefinire la fotografia, dando impulso alle nuove avanguardie di inizio secolo. L'onda creativa parte dall'Europa e, quindi, approda negli Stati Uniti, che accolgono gli intellettuali e gli artisti in fuga dalla guerra, diventando negli anni Quaranta il centro principale della produzione artistica nel mondo. L'esposizione propone accanto agli scatti dei fotografi americani - come Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Paul Strand, Walker Evans o Edward Weston -quelli di europei - come Karl Blossfeldt, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, André Kertész e August Sander -, sottolineando allo stesso tempo l'importanza del ruolo svolto dalle donne nella prima fotografia moderna, grazie ai lavori di Berenice Abbott, Marianne Breslauer, Claude Cahun, Lore Feininger, Florence Henri, Irene Hoffmann, Lotte Jocobi, Lee Miller, Tina Modotti, Germaine Krull, Lucia Moholy, Leni Riefenstahl e molte altre. Non solo, esposti ci sono i capolavori della fotografia del Bauhaus (László Moholy-Nagy, Iwao Yamawaki), del costruttivismo (El Lissitzky, Aleksandr Rodčenko, Gustav Klutsis), del surrealismo (Man Ray, Maurice Tabard, Raoul Ubac) ma anche le sperimentazioni futuriste di Anton Giulio Bragaglia e le composizioni astratte di Luigi Veronesi. Acquisita dal MoMA di New York nel 2001 e nel 2017, la collezione di Thomas Walther raccoglie le migliori opere fotografiche degli anni 1900-1940, i lavori realizzati grazie agli sviluppi tecnici di quegli anni oltre che le molteplici sperimentazioni prodotte, tra collage, doppie esposizioni, immagini cameraless e fotomontaggi, interpretando un nuovo modo di intendere e utilizzare la fotografia. La mostra, a cura di Sarah Hermanson Meister e Quentin Bajac con Jane Pierce, è organizzata dal Museum of Modern Art di New York. Fino al 26 giugno. www.camera.to
La mostra presentata negli spazi di Nilufar Depot accoglie le opere 'senza tempo' di Andrea Branzi. Si tratta dei Grandi Legni, imponenti creazioni in legno che rimandano ai totem anche nella loro vocazione spirituale, di protettori e di collegamento con una dimensione mistica, proposti accanto a una serie di acqueforti e prove d'artista. Nel progetto espositivo sono allestite cinque grandi opere, che evidenziano la straordinaria capacità del noto architetto e designer di sapere “riconoscere, comprendere e riscoprire la semplicità, che viene riportata alla luce nella sua forma più pura, elementare e potente”, come afferma la gallerista Nina Yashar che ha aperto Nilufar Depot nel 2015. I pezzi unici dei Grandi Legni non lasciano indifferenti ma provocano emozioni forti, “sono guardiani, spiriti altruisti, come i Lari e i Penati, che proteggono il nostro focolare domestico ormai spento. Prendono parte allo spettacolo della vita e hanno un ruolo nella trama. Sono in parte strumenti e in parte oggetti di scena, in parte mezzi e in parte racconti”, spiega diffusamente lo stesso Branzi. Un po' installazioni di architettura e un po' utensili del quotidiano, i Grandi Legni esprimono attraverso le loro forme, non orientate alla perfezione, tematiche antropologiche più profonde, intrinseche di magia e di miti; sono quelle che Branzi definisce "radici animiste", ovvero oggetti con uno spirito, che comunicano usando un linguaggio ancestrale. Il legno, materiale primordiale con cui sono realizzati questi pezzi unici e su cui si fonda l'Europa e il paesaggio costruito dall'umanità nel corso della storia, definisce la loro funzione di oggetti destinati a sostenere e a trasportare le fatiche di chi li possiede. Branzi reinterpreta la materia combinando varie tecniche, che spaziano dalla ricerca di antiche travi di Gadertal in Val Badia all'adozione di un metodo di stampa 3M innovativo, dalla creazione di intarsi di pietre semi-preziose fiorentine e di micro-mosaici della scuola di Spilimbergo a elementi di recupero, come una rete da pollaio. Le acqueforti e le prove d'artista riguardano una selezione di opere della serie "Architettura Povera" di Branzi, che raffigura recinzioni e altri ambienti semplici ma enigmatici avvolti da una "sacralità laica", e della serie "Assolo di Croci, nella quale il simbolo della croce è inteso come segno ambientale legato alla definizione di qualsiasi luogo non nel suo rimando religioso. Fino al 7 maggio. www.nilufar.com
La nuova mostra presentata da Galleria Minini è una collettiva che vede protagoniste Rebecca Ackroyd, Ludovica Anversa e Maryam Hoseini, tre artiste le cui connessioni si spiegano nel titolo originale del progetto espositivo scelto. "Cadavre exquis" riprende un gioco collettivo inventato dai Surrealisti a metà degli anni '20 a Parigi. Ogni persona, mantenendo la sequenza sostantivo-aggettivo-verbo-sostantivo-aggettivo, doveva a turno aggiungere una parola a una frase. La prima fu proprio: "le cadavre exquis boira le vin nouveau (il cadavere squisito berrà il vino nuovo)", il senso era compiuto ma assurdo. Così le tre artiste hanno lavorato in maniera indipendente e, sebbene si esprimano secondo linguaggi formali molto diversi, nascondono un legame comune che racconta di corpi osservati, dettagli surreali e immagini dell'inconscio. Rebecca Ackroyd ci proietta in uno scenario onirico, nel quale le presenze umane si limitano a dei dettagli. Le figure senza genere delle sue opere emergono come ritrovamenti di scavi archeologici, per raccontare storie frammentate che bisogna immaginare o ricercare all’interno di una memoria collettiva o personale. Appaiono come ricordi improvvisi, che affiorano solo parzialmente al risveglio da un sogno. Le opere pittoriche di Ludovica Aversa raccontano l'esigenza atavica dell'uomo, sin dai tempi delle grotte di Lascaux, di “imitare la realtà, affiancando impronte di animali a false tracce da lui disegnate. La sua è una pittura fatta di stratificazioni e di sovrapposizioni di elementi provenienti dal mondo umano, animale e vegetale, che vengono dipinti e poi coperti, per poi essere nuovamente ritrovati attraverso un intervento quasi archeologico di rimozione della pittura superficiale”, si legge nel testo di Giulia Gelmini che accompagna la mostra. Nei lavori di Maryam Hoseini sono raffigurate scene collettive in cui si svolgono azioni assurde e instabili, si vedono delle stanze private popolate da corpi stilizzati e con connotati femminili. Da vicino, osservando con più attenzione, si scoprono dettagli minuziosi fino a svelare gli oggetti di arredo, le piante e gli insetti che abitano queste architetture. “Hoseini affronta tematiche legate alla politica, all’identità e al genere, ambientando la tragedia della condizione umana in ambienti in cui i desideri primordiali sembrano svincolati dalle convenzioni”, spiega Gelmini. Si guardano e si studiano le scene come dei voyeur che sbirciano dalla finestra senza essere visti, nella vana ricerca di una risposta, che solo lo spaesamento può dare: avere generato il dubbio. Fino al 30 aprile. www.galleriaminini.it
La Galleria Civica accoglie la mostra dedicata al collettivo Bertozzi & Casoni fondato a Imola, nel 1980, da Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni, che si occupa di scultura in ceramica. I due artisti, in particolare, si propongono come grandi sperimentatori ponendo in primo piano, nel loro lavoro, l'attenzione agli elementi di scarto o secondari, e dimostrando una grande raffinatezza tecnica e una spiccata vocazione iperrealista. “Le opere di Bertozzi & Casoni sono il trionfo della tecnica, ma cercano di essere accoglienti e di inserirsi nel flusso della quotidianità, fermo restando la loro dimensione talvolta provocatoria, talvolta repellente, spesso ironica, a ogni modo sempre giocata sul sottile confine della sfida”, scrive il curatore Gabriele Lorenzoni. Il presente appare fragile e illogico così che gli artisti, come attratti dal transitorio, arrivano a descrivere la condizione umana in quella che hanno definito "epopea del trash". La riflessione si rivolge, quindi, ai grandi temi della società contemporanea: dal climate change alle migrazioni, dal consumismo alla distruzione della biodiversità, aspetti che ruotano attorno al concetto di Antropocene. Il percorso espositivo, tra ironia e indagine sociale, è un viaggio alla scoperta di animali, oggetti abbandonati, fiori e personaggi fantastici, mentre nel polimorfismo delle sculture si leggono riferimenti alla storia dell’arte, al cinema, al design e alla quotidianità. Le 4 sezioni monografiche dedicate a Bertozzi & Casoni in cui si articola la mostra si intrecciano con altrettanti confronti tematici, instaurando un dialogo tra il lavoro dei ceramisti e alcune opere scelte dei grandi maestri che appartengono alle collezioni del Mart: Lucio Fontana, Fausto Melotti, Giorgio Morandi, Thomas Demand, Clegg & Guttmann e Adalberto Libera. La mostra, da un’idea di Vittorio Sgarbi, chiude il 5 giugno. www.mart.trento.it
Una grande mostra dedicata alla committenza della famiglia Farnese. Ad ospitarla è il Complesso Monumentale della Pilotta, imponente palazzo simbolo del potere ducale dei Farnese, nei suoi ambienti più spettacolari. Il progetto espositivo che presenta oltre 300 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane ed europee, insieme a capolavori della Collezione Farnese a Parma, intende indagare l'affermazione della casata nello scenario politico e culturale europeo dal Cinquecento al Settecento, utilizzando le arti come strumento di legittimazione. Il progetto scientifico, apportando una duplice novità, tratta i temi del collezionismo rinascimentale con gli strumenti della Global History oltre a includere nel mecenatismo della famiglia le grandi fabbriche architettoniche. Significativo è il contributo di prestiti importanti, confermando come la cultura e gli oggetti provenienti da terre lontane e sconosciute fossero di grande interesse per i Farnese. Tra questi prestiti vi è un corpo di 200 disegni di architettura che insieme a modelli, elaborazioni grafiche e filmati disegnano il quadro complessivo dell’architettura farnesiana dal punto di vista storico, urbano e territoriale. Si spiega così come questa disciplina fosse correlata all'affermazione dinastica in termini di prestigio, espansione e visionarietà della committenza. Quindi sono esposti 20 dipinti, capolavori di Raffaello, Tiziano Vecellio, El Greco e Annibale Carracci provenienti dal Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, in dialogo con le opere del Complesso, richiamando la galleria farnesiana dove erano custoditi i 100 dipinti più significativi della collezione di famiglia. Infine, viene ricostruita una camera delle meraviglie rinascimentale con oggetti, monete e medaglie e pezzi rari che provengono dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dal Complesso Monumentale della Pilotta, e dalla Collezione Gonzaga di Guastalla confluiti nella collezione Farnese. Architettura, Arte, Potere sono le tematiche che guidano lo sviluppo del percorso espositivo, articolato nei diversi spazi del Complesso della Pilotta: i Voltoni del Guazzatoio, il Teatro Farnese, la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina e la Galleria Nazionale. La mostra, parte del progetto di rilancio della Pilotta che nel 2022 vedrà l'inaugurazione della totalità dei suoi spazi restaurati e riallestiti, è curata da Simone Verde, con progetto grafico dello Studio Leonardo Sonnoli. Fino al 31 luglio. www.complessopilotta.it
Fondazione Cirulli ha inaugurato una nuova sezione espositiva dedicata alla ricerca fotografica di Pino Settanni. Protagonisti sono 13 scatti dedicati alla figura femminile che fanno parte di un più ampio lavoro fotografico realizzato nel 2002, quando il fotografo si trovava in Afghanistan per conto dell’esercito italiano. Le immagini mostrano una realtà visiva che appare trasfigurata, dove il vento che muove la scena nasce da una affascinante rielaborazione grafica digitale. Le figure delle donne afghane in primo piano sembrano prolungarsi, si dilatano nello spazio fino a diventare esse stesse un tutt'uno con lo sfondo, sono deformate e, a volte, inquietanti perché siano “guardate con attenzione”, come dichiara il fotografo, lasciando sottintendere uno sguardo critico e di denuncia. I pixel, usati come pennellate vibranti di colore, contribuiscono a creare immagini fortemente evocative. Le donne afgane vestite dei loro abiti tradizionali, scompigliati dal vento, appaiono come figure angeliche, metafora delle condizioni e difficile realtà che ancora oggi vivono. La mostra è parte del progetto espositivo 'L’Archivio Animato', il concept ideato da Jeffery Schnapp attorno al quale si sviluppa tutta la programmazione di Fondazione Cirulli, ovvero uno spazio di sperimentazione tra archivio e spazio espositivo. Fino al 31 dicembre. www.fondazionecirulli.org
Hanno riaperto gli Ex Seccatoi, seconda sede del Museo d'artista dedicato ad Alberto Burri, dopo un importante intervento di risistemazione, riqualificazione e restauro durato due anni. Lo spazio espositivo costituito da undici capannoni si è mostrato per la prima volta nella sua veste rinnovata, proprio in occasione dell'anniversario della nascita del maestro (12 marzo), grazie a un attento lavoro di musealizzazione voluto e realizzato dalla Fondazione Burri - che in sette anni di lavori, dal 2015 al 2022, ha investito dieci milioni di euro - sotto la guida dell'architetto Tiziano Sarteanesi. “Mediante due specifiche fasi di elaborazione di un’unica idea progettuale, gli undici Seccatoi sono stati sottoposti a una profonda opera di bonifica, prima rivolta al loro piano seminterrato e successivamente al piano rialzato, ha spiegato Sarteanesi. Il nuovo progetto di musealizzazione ha mantenuto al piano rialzato le medesime pareti perimetrali progettate da Burri e la medesima disposizione e successione di opere. È stata dedicata particolare attenzione agli impianti di climatizzazione e all'illuminazione risolta con l’uso di tecnologia a led che restituisce le giuste cromie delle opere, pur conservando le apparecchiature originali volute da Burri. Ovviamente l’intero museo degli Ex Seccatoi si è adeguato alle ultime tecnologie per ogni tipo di necessità comunicativa, culturale e di sicurezza, trasformando completamente “un ambiente nato non per essere un museo in una musealizzazione moderna e riconosciuta”, come ha dichiarato Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri. Ma il progetto non si ferma qui. Dopo sette anni di lavori il futuro prevedere la realizzazione di impianti fotovoltaici e nei due capannoni esterni di un bunker per custodire in sicurezza le opere, di un laboratorio di restauro e uno per la didattica. Oltre alla sede espositiva di Palazzo Albizzini, ora anche quella degli Ex Seccatoi del Tabacco si apre alle visite e alla prossima mostra "La luce del nero”, a cura di Bruno Corà, a partire dal 14 aprile. www.fondazioneburri.org
Una mostra dedicata all'architettura di Enric Miralles e Benedetta Tagliabue, percorrendo trent’anni di attività del loro studio barcellonese EMB attraverso i lavori realizzati in luoghi di grande rilevanza storica. A ospitare il progetto espositivo è la Real Academia de España. Dopo due esposizioni a Roma nel 1995 e nel 2012, “questa nuova mostra è un omaggio alla memoria e alla continuità, ma anche all’intenzione di integrarsi nelle trame della tradizione senza rinunciare all’invenzione e alla novità”, dichiara Benedetta Tagliabue, curatrice della mostra e direttrice della Fundació Enric Miralles e dello studio Benedetta Tagliabue – EMBT. Nella parola continuità si ritrova il tema conduttore di "Trame della Memoria": continuità tra la preesistenza e il nuovo intervento architettonico, continuità dello studio di architettura EMBT dalla direzione congiunta a quella unica di Benedetta Tagliabue, dopo la morte di Enric Miralles nel 2000. Schizzi, modelli, disegni e pensieri animano le sale e il chiostro della Real Academia de España per raccontare e approfondire cinque progetti emblematici: il Mercato e quartiere di Santa Caterina a Barcellona, il Municipio di Utrecht, il Parlamento di Scozia, la trasformazione di Hafencity nell’antico porto di Amburgo e la nuova chiesa e complesso parrocchiale di San Giacomo a Ferrara. In ogni sala, i decollage alle pareti propongono immagini della casa di Enric e Benedetta a Barcellona, intessendo il filo, anche in questo caso, della continuità. Nel chiostro sono presentati altri progetti dello studio, relativi ad ambiti differenti, significativi per il contesto in cui si inseriscono e per la loro capacità di integrarsi ai diversi luoghi geografici e alle situazioni in cambiamento: Romanville in Francia, il lungomare di Rimini, il Kàlida Center a Barcellona, l’installazione Too Good To Waste, il Padiglione di Shangai, la mostra "Voglia d’Italia al Vittoriano", la stazione di Napoli e le mostre "Paseos" e "Lessico Italiano" alla Real Academia de España a Roma. Fuori dal percorso espositivo si possono scoprire i 'guiños', oggetti provenienti da altri interventi della coppia Miralles Tagliabue, vasi e ceramiche, lampade, mobili e arredi vari. L’allestimento della mostra, curato da Caterina Miralles Tagliabue, reinterpreta il sistema espositivo progettato da Enric Miralles per la fiera ARCO di Madrid del 1996, non realizzato. Fino al 15 maggio. Trame della memoria
13 artisti britannici riconosciuti a livello internazionale con un originale elemento in comune: l'importanza di Londra nella loro carriera artistica. Le opere, oltre 30, sono proposte nella mostra presentata a Palazzo Cipolla a rappresentare cinquanta anni di arte londinese. Gli artisti che appartengono a generazioni diverse, spaziando per nascita dal 1937 al 1978, includono David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan. Londra è stata determinante nell'attività di questi artisti o perché vi sono nati, o perché è la città eletta per la loro formazione o il luogo dove si sono trasferiti. Londra, grazie a questi artisti, è diventata punto di riferimento delle avanguardie artistiche e, in particolare nei favolosi anni 'Sixties', in piena trasformazione economica e sociale, si avviava a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea. Il progetto espositivo, a cura di Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi, delinea l'attuale scena creativa londinese, in un percorso che parte dall'artista più anziano, David Hockney, per arrivare a quello più giovane, Idris Khan e che incrocia linguaggi e tecniche diverse, quali pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video. Gli artisti attraverso opere iconiche esplorano tematiche differenti della vita quotidiana, come il confino, l'esplorazione dell'essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell'arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte. La mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery - New York, Tim Taylor Gallery - London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea. Fino al 17 luglio.
Palazzo Bonaparte ha riaperto al pubblico con la proposta di una mostra inaugurale dedicata a Bill Viola, uno dei più grandi videoartisti contemporanei sulla scena internazionale. Il progetto espositivo percorre tutta la produzione di Viola, dalla fine degli anni Settanta a oggi, presentando lavori che si focalizzano sul rapporto tra uomo e natura e altri che traggono ispirazione dall'iconologia classica, in un dialogo intenso con gli spazi barocchi del Palazzo, dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone. La tecnologia video diventa per Viola un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità; le sue opere esplorano la dimensione spirituale e religiosa, dalla cultura buddista a quella cristiana, le emozioni, le passioni, il rapporto meditativo, portando lo spettatore a conoscere quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico. L'esposizione, a cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, presenta quarant'anni di attività dell'artista americano attraverso una selezione di 15 lavori, in un percorso immersivo che inizia nel 1977-9 con "The Reflecting Pool" e termina nel 2014 con la serie "Martyrs" (2014), accanto a capolavori ipnotici quali "Ascension" (2000) e ai lavori della famosissima serie dei "Water Portraits" (2013). L'atmosfera ovattata degli spazi evoca luoghi di grande intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, dove il visitatore può stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l'opera d'arte, per intraprendere un personale viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo. La mostra, organizzata da Arthemisia in collaborazione con Bill Viola Studio, rimane aperta fino al 26 giugno. www.mostrepalazzobonaparte.it
Si è aperta negli spazi del Chiostro di Santa Caterina a Formiello, sede della Fondazione Made in Cloister, la prima edizione di Interaction Napoli. La rassegna a cadenza biennale, a cura di Demetrio Paparoni, presenta i lavori di 28 artisti internazionali, installazioni site specific, tele e sculture, realizzati per relazionarsi tra loro e porsi in dialogo con la struttura rinascimentale che caratterizza il chiostro. L'idea è di percepire le opere, differenti nei linguaggi espressivi e per la ricerca artistica che le anima, non singolarmente ma nel loro rapporto d'insieme. Interaction vuole essere un luogo di confronto tra artisti di generazioni e provenienze diverse che propongono personali visioni del mondo, nel rispetto della complessità e diversità; uno spazio condiviso in cui le differenze si incontrano integrandosi. Come sottolineato nel titolo, “la mostra propone il concetto di 'azione' unito a quelli di 'cooperazione', di 'fare', di 'costruire', dichiara il curatore. Gli artisti selezionati sono: Laurie Anderson, Ljubodrag Andric, John Armleder, Paolo Bini, Maurizio Cattelan, Frederik De Wilde, Sergio Fermariello, Giovanni Frangi, Georg Oskar Giannakoudakis, Wang Guangyi, Peter Halley, Gottfried Helnwein, Paolo Iacchetti, Ruprecht von Kaufmann, Liu Jianhua, Iva Lulashi, Jason Martin, Rafael Megall, Marco Neri, Mimmo Paladino, Nicola Samorì, Julian Schnabel, Vibeke Slyngstad, Natee Utarit, Joana Vasconcelos, Ronald Ventura, Nicola Verlato, Serena Vestrucci. Fino al 17 settembre. www.madeincloister.com