Esiste il linguaggio verbale, formato da parole, suoni, accenti e tonalità di voce. Poi esiste un altro tipo di linguaggio, quello non verbale, meno comune ma altrettanto importante per comunicare con gli altri e, più in generale, con il mondo esterno. In Giappone, quest’ultimo tipo di linguaggio rappresenta una modalità comunicativa molto diffusa, soprattutto mediante l’utilizzo dei fiori. C’è addirittura un detto giapponese, iwanu ga hana, che può essere tradotto in italiano come “il fiore è l’assenza di parole”, proprio per sottolineare come il silenzio, ossia l’assenza di parole, possa comunque incarnare un messaggio in virtù del significato rappresentato da fiori e piante.
Insomma, talvolta non occorrono frasi a effetto o lunghe perifrasi: basta un fiore per comunicare un messaggio, un’emozione o un sentimento. I giapponesi hanno perfino coniato un termine, hanakotoba (“parole dei fiori”) per indicare il linguaggio dei fiori, o meglio, il linguaggio associato alla natura. Ciascun fiore, con i suoi colori e le sue caratteristiche, è portatore di un significato preciso, di un messaggio emotivo difficilmente esprimibile mediante l’utilizzo del linguaggio verbale. Districarsi in questo linguaggio non è affatto uno scherzo né una passeggiata. Al contrario, risulta essere un’impresa complessa, specchio di una cultura completamente diversa rispetto alla nostra.
È così che colori, odori e forme assumono un significato altro. Non più soltanto fiori, ma messaggi consegnati da un uomo a un altro uomo attraverso l’intermediazione della natura. Per motivi di spazio e tempo è impossibile stilare una lista completa di ciascun fiore e del significato ad esso corrisposto. È tuttavia possibile elencare un breve elenco dei fiori più comuni e del significato incarnato nel linguaggio floreale insito nella cultura nipponica.
Prima di analizzare il linguaggio dei fiori è importante capire l’importanza della natura all’interno della cultura giapponese. Il termine usato per indicare la natura – natura intesa come quell’insieme di cose non create dall’essere umano – è shizen, alla lettera “essere così come si è da sé stessi”. Basta dare un’occhiata all’enorme produzione artistica e culturale nipponica per rendersi conto del posto in prima fila che occupa il tema naturale.
Dalle rappresentazioni ripetute e ossessive (le cosiddette “Vedute”) del Monte Fuji di Hokusai ai paesaggi di Hiroshige, la natura viene rappresentata fedelmente all’interno del famigerato “mondo fluttuante“. Nella cultura giapponese, profondamente intrisa di animismo e shintoismo, fiori e animali, mari e montagne, tutti gli elementi naturali sono in possesso di un’anima. La loro essenza viene riprodotta in stampe come se quei soggetti avessero una radice divina. L’intento degli artisti, del resto, era principalmente uno: raffigurare gli elementi naturali considerandoli soggetti veri e propri, e non solo semplici cornici decorative.
Tralasciando montagne sacre, fiumi, onde e isole, concentriamoci sui fiori, elementi naturali comunissimi anche nella nostra quotidianità. Partiamo dal presupposto che gli ideali inseguiti dalla cultura giapponese sono vari e molteplici. Da citare il wabi-sabi, un concetto che racchiude in sé bellezza e semplicità, imperfezione e impermanenza, ma anche l’equilibrio creato giocando con gli spazi (e quindi la disposizione di piante e fiori).
Detto questo, è quanto mai doveroso partire dai fiori di ciliegio, la cui fioritura è ormai associata al Giappone. La fioritura dei ciliegi segna l’inizio della stagione primaverile, una stagione tanto breve quanto intensa, che rispecchia da un lato la caducità dell’esistenza umana, dall’altro la voglia di assaporare ogni singolo istante di quella stessa esistenza. Rinascita e consapevolezza che tutto, prima o poi, deve finire. I fiori di ciliegio simboleggiano anche le antiche qualità dei samurai, i quali aspiravano a una morte onorevole e coraggiosa. Il periodo migliore per godere dello spettacolo della fioritura dei ciliegi è quello che va da marzo ad aprile. In quelle settimane, i giapponesi sono soliti riunirsi in parchi e giardini per l’hanami, una tradizione appositamente dedicata all’osservazione dei fiori.
Nella speranza che l’emergenza Covid possa terminare al più presto, e in attesa che il Giappone riapra le sue frontiere per accogliere i turisti, vale la pena iniziare a munirsi dei giusti strumenti per immortalare quei momenti magici non appena sarà possibile tornare a viaggiare. Da questo punto di vista, la mirrorless Canon EOS R5 è ideale per la fotografia naturalistica . Questa fotocamera cattura video 8K a 12 bit in formato RAW, mentre i filmati 4K 4:2:2 a 10 bit possono essere ripresi con frame rate fino a 120p per straordinari effetti slow motion. Può inoltre catturare momenti fugaci scattando fino a 20 fps con l’otturatore elettronico silenzioso e fino a 12 fps con l’otturatore meccanico, il tutto corredato da un AF con tracking continuo. L’ideale, dunque, per carpire la fioritura dei ciliegi e le tante altre bellezze che sa offrire il Giappone.
Oltre ai fiori di ciliegio, ci sono tantissimi altri fiori che possiamo citare in questa mini guida al linguaggio floreale giapponese. L’ortensia, ad esempio, è considerato il fiore della stagione delle piogge (da giugno a metà luglio). L’acidità del terreno su cui cresce permette al suddetto fiore di esibire un’enorme varietà di colori pastello, dal rosa al blu passando per il viola. Nonostante sia associata a sincerità e gratitudine, proprio per questo motivo l’ortensia assume svariati significati. Giusto per fare un esempio, la variante bianca indica un amore che sta nascendo, mentre quella tendente al blu sottintende un amore molto profondo nonostante la persona amata sia volubile.
È possibile ammirare la bellezza ornamentale dell’ortensia visitando il santuario Fujinomori di Kyoto. Al suo interno è presente un giardino di 5mila metri quadrati contente circa 3500 ortensie. Qui, nel mese di maggio, si tiene anche un festival dedicato appositamente a questo fiore. Impossibile non fotografare uno spettacolo del genere. Per assaporare ogni dettaglio è consigliabile affidarsi a un buon obiettivo grandangolare con una prospettiva naturale, come Canon RF 35mm F1.8 Macro IS STM. L’ampia apertura massima f/1.8 consente di catturare l’ambiente in modo realistico, anche in condizioni di scarsa illuminazione, mentre l’obiettivo RF 35mm F1.8 MACRO IS STM offre un ingrandimento macro fino a 1:2 che lo rende ancora più versatile. In questo modo i dettagli e le trame complesse sono facilissime da catturare.
La camelia ha un intenso legame folkloristico con il Giappone. Secondo un’antica leggenda questo fiore proverrebbe dall’isola di Honshu, il luogo della Dea del Sole Aamaterasu, dalla quale deriva la stirpe imperiale. Qui il serpente Yamata no Orochi richiedeva ogni anno il sacrificio della ragazza più bella del villaggio. Tale pratica continuò fino a quando Susanoo, Dio del vento, trafisse il mostro con una spada. Susanoo poggiò quindi la lama insanguinata a terra, e l’erba si tinse di rosso. Da lì nacque un arbusto formato da fiori bianchi con macchie rosse. Le camelie sono conosciute per non perdere i pedali; cadono infatti intere dalle piante sopra le quali crescono, simboleggiando, nel linguaggio giapponese, l’amore eterno ma anche le vite interrotte dal mostro Yamata.
Il loto è invece una pianta acquatica perenne, solita sbocciare tra maggio e settembre. Viene utilizzata prettamente per scopi decorativi ma racchiude profondi significati di rigenerazione e rinascita legati a buddhismo e induismo. Il loto, infatti, nasce dal fango (metaforicamente il mondo degli uomini contaminato dalle impurità), attraversa l’acqua (sempre nella metafora, il cammino verso l’illuminazione) e sboccia mostrando tutta la sua bellezza (aspetto paradisiaco). Catturare i loti galleggianti nei giardini giapponesi non è mai stato così facile grazie all’obiettivo Canon RF 100mm F2.8L Macro IS USM, il primo obiettivo AF macro al mondo con un incredibile ingrandimento 1.4x per immagini eccezionali.
Concludiamo il nostro elenco con il crisantemo, indice di immortalità e forza. A differenza di quanto accade in Occidente, in Giappone il crisantemo è associato, appunto, all’immortalità. Questo fiore nasce in inverno, resiste al freddo e non perde la sua bellezza. In Giappone, durante il Giorno del Crisantemo (9 settembre) è usanza diffusa strofinare sulla pelle un tessuto imbevuto nella linfa di crisantemo. Il motivo? Sperare di preservare giovinezza e longevità.
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