Un mondo, in luce soft - Interni Magazine

2022-07-01 17:42:56 By : Mr. Wayne Wang

“Non c’è fine. Non c’è inizio. C’è solo l’infinita passione per la vita”. Queste sono parole di Federico Fellini, ma non guastano se si riferiscono a Giorgio Armani . Era partito da qui e qui ritorna: Giorgio Armani riapre in via Sant’Andrea, dove nel 1983 scelse di stabilire la prima boutique, una strada silenziosa e molto meneghina del cosiddetto Quadrilatero della Moda di Milano, sinonimo di lusso e stile internazionale. Dal 2010 al 2017, lo spazio aveva ospitato la linea Armani/Casa che celebra ora, nella sede di Corso Venezia angolo San Damiano, i suoi primi vent’anni. Succedeva prima dell’intervento di ristrutturazione.

Oggi nella reinventata ‘location’ del Fashion District, che si sviluppa su quattro livelli per una superficie totale di 1.200 metri quadri, doppia rispetto a quella del negozio originario, Giorgio Armani ha riannodato, come un nastro di origami, i fili del suo percorso professionale che declina un universo strutturato, articolato e integrato, dal côté fashion (qui la prima linea) al product design (Armani/Casa), dall’architettura all’interior design (nel mondo e nello specifico). Come mostrano anche i video wall a ogni piano, oltre ai quattro video interattivi nella zona di ingresso, con le immagini delle proposte della stagione. “Torno oggi con un’esperienza diversa e la consapevolezza che non si tratta di sentimento nostalgico. Ho voluto che la quintessenza della mia visione di bellezza atemporale dialogasse con la contemporaneità di un mondo che spazia dagli accessori al prêt-à-porter fino all’alta sartoria, con servizi personalizzati e trattamento esclusivo”, dichiara.

"Non agisco facendo distinzione tra le mie attività. Mi interessano tutte, allo stesso modo, perché ho creato un intero lifestyle che, certo, parte dalla moda, ma che include molto altro. La moda veste il corpo, ma il corpo abita lo spazio e l’architettura veste lo spazio, oltre a costruirlo: è questa la triangolazione magica, per me. Aggiungo che l’architettura è permanente, o quasi, e soddisfa il bisogno di atemporalità che è anche della mia moda. Dedico una buona parte della mia giornata ai progetti di interior design, ma tutto si mescola e si amalgama, e questo è poi il motivo per cui il mio lavoro è coerente e organico. Mi piace la delicatezza di certi colori unita alla raffinatezza delle texture, per esempio, e che sia un marmo raro o una seta poco importa. Molto spesso il lavoro in un ambito si riverbera nell’altro, come è giusto che sia”.

Armani ha orchestrato il progetto in prima persona, giorno dopo giorno, fino al più piccolo dettaglio, con il suo team altamente formato e specializzato (nella progettazione di hotel, ristoranti, negozi e residenze: un vero e proprio studio di 30 persone, al quale se ne aggiungono 15 attive nell’interior design), senza avvalersi di grandi nomi dell’architettura, come aveva fatto in passato. E il suo sguardo sempre fresco è immediatamente percepibile già dall’esterno della boutique che, interrompendo con equilibrio il fronte classico della via, la fitta cortina delle facciate dei palazzi storici che celano segreti giardini, si presenta con l’immagine di una scatola vetrata, nobilitata dalla finitura color platino dei piani superiori e con un sorprendente basamento di granito verde Fantastico.

Come in un sapiente gioco di tangram, le geometrie lineari del basamento diventano infatti al piano strada due passaggi laterali attraverso i quali si accede al portico interno, al tempo stesso ingresso e vetrina, impreziosito da una suggestiva pavimentazione a scacchiera in lastre di grande formato di marmi e onici policromi. Questa, declinata negli spazi interni in accordo alle differenti zone espositive, definisce in modo eloquente il layout della boutique, il cambio di passo e le sequenze narrative delle altre scatole ritagliate nel volume complessivo e destinate ad accogliere: al piano terra la collezione di abbigliamento e accessori donna e il corner Armani beauty con la postazione per il make-up; al primo piano la collezione maschile e dei completi formali; al secondo gli abiti da sera, il servizio Made to Order e quello Made to Measure e l’area gift, con gli oggetti più preziosi di Armani/Casa, riservata al lusso più esclusivo.

Ciascuno spazio ha un suo distinto e selezionatissimo mood materico-cromatico (solo al piano terra, per esempio, sono stati impiegati marmo verde Antigua, granito verde Fantastico e onice grigio-verde originario dell’Iran, onice Velluto di provenienza turca, marmo Port Laurent marocchino, granito Lemurian dal Madagascar, quarzite Corteccia dal Brasile, marmo Blu Sky dalla Cina), espresso anche dagli altri elementi che scandiscono e modellano in modo ritmico il tessuto connettivo: dai portali color platino con profili di madreperla ai rivestimenti in carta di seta delle pareti fino ai soffitti, che ne richiamano colori e venature.

Al limpido ordine formale di questa dinamica ‘matrioska’ partecipano da protagonisti anche i lineari, rigorosi arredi collocati lungo le pareti, con le loro luci integrate e i bordi scuri in legno di eucalipto, accenti di un’eleganza anni Trenta e Quaranta, che si fluidificano nella luminosità dei tavoli metallici color platino, in resina effetto tessuto, e, più piccoli, in legno di pero e madreperla, intarsiati a mano da artigiani italiani. La luminosità ponderata è infatti l’altro grande tema del progetto: la luce proveniente dalle generose finestre perimetrali non è mai diretta, ma sempre filtrata e modulata da sottili reti verticali di metallo dorato. Schermato da questi elementi diafani è anche il volume vetrato del primo piano, dominato dal pavimento a scacchiera in marmo verde Antigua e in granito verde Fantastico, che si circonda di piante di bambù, molto amate da Armani, per definirsi come una sorta di ‘giardino d’inverno’.

Al secondo livello, invece, dinamizzano lo spazio le sei porte-finestre che si aprono sul lucernario del volume vetrato sottostante e, altresì, le tre aperture su via Sant’Andrea che regalano un privilegiato belvedere sul fregio barocco del cinquecentesco Palazzo Morando, situato sull’altro lato della via. Sono tutti scorci e prospettive, scoperte progressive e corrispondenze di un luogo unico, dove altrettanto unico è diventato il piano interrato, concepito come una sorta di mini-teatro dedicato alle presentazioni (con 78 sedute), immerso nella morbidezza delle venature dell’onice Velluto e delle pareti di seta in tinta.

Quanto ai collegamenti verticali, accanto al corpo ascensore, il susseguirsi dei percorsi tra i livelli della boutique si affida in modo unitario alle ormai iconiche scale rettilinee ‘armanizzate’, qui totalmente rivestite di onice Velluto (compresi gli intradossi) con dettagli di metallo color oro, nel cui profilo netto e regolare è riconoscibile il segno stilistico di Giorgio Armani. D’altronde, come dice lui, “l’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare”.

Progetto di Giorgio Armani - Foto di Beppe Raso/courtesy Giorgio Armani Archive