Si chiede agli italiani di tagliare i consumi. Ma famiglie e single fino a punto possono arrivare? Ecco le risposte dopo un test di una settimana
Per difendersi dal caro energia si chiede agli italiani di ridurre i consumi. Qualcuno evoca perfino lo spettro dei razionamenti. E allora ci siamo posti delle domande: e se rinunciassimo alle utenze di luce e gas per non pagare proprio più le bollette? Come si vive in casa, con la famiglia o da single, senza energia elettrica e metano? Abbiamo, quindi, tentato un esperimento, per un’intera settimana, per capire se può esserci davvero una scelta estrema e per verificare fino a che punto possiamo spingerci se si vogliono tagliare i consumi. Ed ecco i risultati. Sergio Casagrande Ogni volta che si partiva per le vacanze le ultime cose che mio padre faceva in casa, prima di uscire, erano tre: svuotare il frigo (che all’epoca non si era ancora sposato con il congelatore e rendeva questa operazione immediatamente eseguibile); scendere in cantina per premere il tasto rosso del contatore dell’Enel; e poi, siccome mio padre diffidava dei dispositivi elettrici, per stare pienamente sicuro che non ci sarebbero stati passaggi di corrente, toglieva pure il coperchio alla valvola tabacchiera. “Primo si risparmia, secondo si evita qualsiasi problema con l’elettricità”, diceva mio padre. D’altronde all’epoca, quando si partiva per le vacanze, soprattutto per quelle estive, si stava fuori un mese intero. Dal primo giorno, però, che sono andato a vivere da solo, di quelle tre operazioni io non ne ho mai eseguita neppure una. Appartengo alla generazione a cavallo tra i boomer e gli X. Per cui, per la sicurezza ho sempre preferito la tecnologia più all’avanguardia. E per il risparmio, pure. Oggi, tradotto nella pratica, significa domotica e dispositivi a basso consumo al punto che, già da 20 anni, nella mia abitazione non esistono più lampadine a incandescenza, ma solo led e faretti a led. E aspirapolvere, lavatrice e lavastoviglie consumano così poco che possono funzionare tutte insieme. Anche con il microonde in attività. In questi giorni, però, ho avuto un’amara sorpresa: da una bolletta di 149,93 euro per l’utenza dell’energia elettrica di casa, sono passato a una bolletta di 470,80 euro, pur avendo ridotto i consumi: da 733 kWh a 649 kWh grazie a qualche accortezza in più e a qualche giorno di ferie. A fronte, cioè, di un taglio dei consumi superiore all’11%, per colpa della fine del biennio di una tariffa agevolata e dei calcoli con i nuovi rincari, mi sono ritrovato con una spesa più che triplicata. Mi sono, quindi, ricordato delle parole di mio padre. E ho voluto fare un esperimento. O meglio, ho voluto fare una prova che fosse una provocazione per me stesso e alla faccia di eventuali speculatori: tentare di vivere un’intera settimana in casa spegnendo tutto quello che consuma energia elettrica e rinunciando all’uso del gas. Sette giorni, ho pensato, possono bastare per capire se è davvero possibile risparmiare energia arrivando perfino alla rinuncia completa. O, almeno, avere un’idea del punto fino al quale si può stringere al massimo la cinghia. Questa la cronaca. 1° giorno Comunico la decisione alla famiglia: figlie entusiaste, perché vedono la decisione come un possibile contributo all’ecologia; moglie molto perplessa, ma alla fine, sollecitata dalle bimbe, accetta di partecipare alla sfida. Prima operazione: chiudo l’afflusso del gas direttamente dal contatore. Mentre per l’energia elettrica opto per una partenza soft: l’allaccio alla rete elettrica resta garantito, ma niente uso di qualsiasi forma di illuminazione (useremo tre torce a batteria). E niente microonde, forno elettrico, tostapane, tv, telefoni cordless nonché di qualsiasi altro elettrodomestico: dall’aspirapolvere alla lavastoviglie; dal bollitore alla lavatrice. Il frigo era stato già precedentemente svuotato e scongelato. Per cui resta vuoto e spento. Si rinuncia anche all’auto elettrica. Potrei ricaricarla dalle colonnine pubbliche, ma - a parte che mi costerebbe molto di più - vivo in una città dove ce ne sono pochissime e, ogni volta che ne ho bisogno, le trovo occupate o fuori servizio. L’ansia della ricarica, unita allo stress dell’esperimento, mi farebbe morire di crepacuore all’istante. Lascio in funzione (almeno così credo all’inizio) solo il modem. E concedo a tutti una sola possibilità: la ricarica di smartphone e tablet. La colazione si supera con succhi di frutta e merendine confezionate. Il pranzo con cibi precotti comprati in rosticceria che serviranno anche per la cena. Qualcuno borbotta per le tv che devono restare spente, ma le app di Netflix, RaiPlay e Mediaset Premium garantiscono una visione sugli iPad. E il primo accenno di rivolta è subito sedato. Nel pomeriggio faccio la prima amara scoperta. Il contatore della luce segnala che c’è un consumo variabile tra 0,163 e 0,169 kWh da parte della mia utenza. Ovvero, è come se in casa ci fossero due vecchie lampadine da più di 80 watt ciascuna accese. Troppo per essere colpa solo del modem ancora in funzione. Scatta, quindi, la ricerca dei consumi occulti e mi ricordo dell’impianto dell’antifurto che è allacciato alla rete, ma anche di tutti quei dispositivi che, pur non utilizzando, avevo lasciato con le spine inserite nelle prese: i vari Echo di Alexa; l’impianto hi-fi; la lavatrice; la lavastoviglie; il termostato comandabile anche da remoto; la stampante; le lampade d’emergenza; il rilevatore del gas e l’impianto di climatizzazione. Ma possibile che siano proprio essi a consumare così tanto? Possibile che succhino tanta energia pur restando inutilizzati, ma con semplicemente le spine inserite nelle prese? Per averne la certezza compro su Amazon sei coppie di prese intelligenti wi-fi capaci di gestire e temporizzare le accensioni (questa funzione si rivelerà poi utile nel ritorno alla vita normale) ma, soprattutto, di monitorare via app e in maniera dettagliata i consumi a riposo degli elettrodomestici che, singolarmente o raggruppati con le multiple, vi si attaccano. Intanto, alla sera tutti a nanna presto. Ma prima pulizia dei denti al lume delle torce a batteria.
2° giorno Amazon non si smentisce: le prese intelligenti, comprate la sera prima, il mattino dopo sono già consegnate. Il videocitofono funziona ancora: è alimentato dalla rete elettrica condominiale ed è una fortuna, altrimenti il corriere avrebbe sicuramente avuto problemi. Monitoro subito i consumi passivi e ho immediatamente la conferma che lo standby degli elettrodomestici consuma davvero tanto, anzi beve energia a tamburo battente. Addirittura molto di più di quanto avrei creduto prima, basandomi sulle indicazioni riportate sui manuali degli elettrodomestici. Nel salotto solo il sistema wi-fi, insieme all’home theatre, al lettore cd, a quello Blueray, nonché alla Apple Tv succhiano addirittura tra i 36 e i 41 watt anche se crediamo di averli lasciati spenti. Il problema è che i consumi in standby di ciascuno vanno sommati e, soprattutto, se certi apparecchi sono collegati alla rete wi-fi, i loro assorbimenti variano di continuo subendo delle impennate, perché si autoaggiornano, eseguono diagnosi, compiono operazioni. Insomma, li chiamano dispositivi intelligenti ma, se questo è il risultato, loro saranno pure intelligenti, ma noi siamo sicuramente dei fessi. La nuova decisione, quindi, è immediata. Si passa alla fase 2: zero energia elettrica per davvero. Si disattivano tutti gli interruttori magnetotermici della casa, a cominciare da quello del contatore della luce. Poi, moglie e figlie dalla suocera fino alla fine dell’esperimento, perché il gioco diventa davvero troppo duro. Quindi, scorta di cibo in scatola, pane, pomodori e un po’ di frutta, di quella che non va subito a male. Aumenterò di sicuro il colesterolo, ma almeno non morirò di fame. L’iPhone e il mio iPad restano attivi perché tanto so che potrò ricaricarli quando sono in redazione. 3° giorno Si inizia con una corsetta all’aperto subito dopo la magra colazione, ma quando torno a casa la doccia fredda. Nel vero senso del termine. E un nuovo problema: come mi asciugo i capelli? Va be’, d’altronde la mia chioma non è più folta. E in questo caso è una fortuna. Ma guardo la vasca idromassaggio con ozono e cromoterapia e rimpiango i bei bagni perduti. La sera di nuovo a letto presto, stavolta dopo la lettura di un libro. Intanto, pasti a parte, l’unica mancanza che proprio non pesa è quella del gas. Ovvio, siamo ancora in estate. 4° giorno Scendo in garage per vedere di sistemare un paio di cose rimaste sospese, tra le quali la sostituzione del sellino di una bici. Ma l’operazione in loco è impossibile. Il garage non ha finestre. Vado a prendere le torce e scopro che hanno tutte le pile esaurite. Pazienza, ma dimentico di comprarne di nuove e quando arrivo alla sera non posso finire di leggere il libro. Sono nel buio pesto. Buonanotte.
5° giorno Compro nuove batterie e stavolta anche candele, dovesse ripresentarsi un’emergenza. Ma il telefonino e il tablet non li posso ricaricare in redazione, perché è il mio giorno di riposo. Per fortuna devo raggiungere Roma per un impegno e risolvo il problema ricaricandoli in treno. Tablet all’andata, telefonino al ritorno. Con rinforzo per entrambi, in pausa pranzo, sfruttando le prese messe a disposizione da Mc Donald’s. La sera torno a casa e finisco di leggere il libro al lume di una candela: meglio della torcia; dà più calore e crea atmosfera. Vorrei bere mezzo bicchiere di Petrus Boonekamp, ma la vita di questi giorni è già di per sé molto amara. E non ho niente di pesante da digerire. 6° giorno Mi accorgo che è ora di lavare camicie, jeans e qualche altro panno. Per le stoviglie ho risolto procedendo a mano. Per gli abiti cerco una lavanderia a gettoni. Ma quando tiro fuori i panni puliti, profumati e asciutti la domanda nasce spontanea: e adesso chi stira? Una lavanderia professionale accetta di farmi il favore. Alla fine la spesa è pari al conto di un pranzo completo al ristorante, vini inclusi. E, invece, continuo a nutrirmi di scatolette al salmone, cracker e acqua a temperatura ambiente. Come Mia, la gatta di famiglia. 7° giorno Siamo prossimi al traguardo. E’ una giornata stupenda di sole e merita una nuova corsetta, ma al rientro di nuovo doccia ghiacciata. Poco prima del pranzo, alla semplice vista delle scatolette, il mio stomaco manifesta tutto il suo disappunto. Provo, quindi, con un lauto pasto al mio ristorante preferito. Sorpresa: spendo più di quanto ho pagato per far stirare i panni. “Nell’ultima settimana - spiega il ristoratore mentre serro gli occhi davanti al conto - abbiamo dovuto ritoccare i listini”. “Colpa del caro energia”, si giustifica. Col trascorrere delle ultime ore sento che dentro di me si sta scatenando qualcosa che si ribella alla prova. È la parte boomer del mio spirito che fa nascere la voglia di mandare al diavolo tutto l’esperimento. Ma riesco a trattenermi e arrivo a cena concedendomi l’unico spreco che non rovini quanto sopportato finora: tutte le torce e tutte le candele accese in ogni angolo di casa fino alle 23.59. Poi, appena scatta la mezzanotte corro a riattivare tutti i magnetotermici. Quando arrivo a quello generale del contatore, eseguo l’operazione con la stessa gioia e soddisfazione di un ragazzino al suono della campanella dell’ultimo giorno di scuola. E, a questo punto, l’esperimento può dirsi terminato. Tv, home theatre e frigo tornano in funzione. Con essi tutto il resto. Alexa torna a rispondere a qualsiasi mia domanda e pure l’erogazione del gas è ripristinata. Ma con tanto ben di dio tornato sfruttabile c’è il tempo solo per una camomilla calda. Meglio andare a dormire. Che poco dopo l’alba ci saranno moglie e figlie da riportare a casa. LE CONCLUSIONI Ridurre i consumi di energia elettrica si può. Basta cambiare tante abitudini perché non è sufficiente scegliere solo lampade ed elettrodomestici a basso consumo energetico. Occorre anche rinunciare alla comodità dei dispositivi lasciati in standby e a quelli offerti dalla domotica. O, almeno, ridurre la loro attività al minimo possibile. Ricorrere, per esempio, alle prese intelligenti che interrompono l’alimentazione degli elettrodomestici a orario o quando siamo fuori casa collegandole wi-fi all’antifurto, operazione che oggi è semplicissima. E non spaventatevi se questa soluzione ha un costo iniziale, perché nel tempo sicurmente si ammortizza. Vivere, invece, senza un’utenza elettrica, per una famiglia è sicuramente impossibile. Un single, magari può provarci, ma a quale pro? Comunque, ci sono necessità irrinunciabili (come hanno dimostrato i nostri panni da lavare e da stirare, i capelli da asciugare dopo una doccia e un buon pasto da mettere sotto i denti) che, per essere soddisfatte, ti costringerebbero a rivolgerti altrove e ad affrontare spese che possono essere elevate. Per il gas, nel nostro caso, la privazione non ha avuto un peso rilevante. Ma, come già osservato, siamo ancora in estate. In questa stagione, a una famiglia e a un single, metano o gpl servono solo per scaldare l’acqua (doccia) e alimentare forni e fornelli. Cose che si possono fare anche rinunciando all’utenza del gas ricorrendo a elettrodomestici elettrici. Ma sarebbe come trasferire il problema da una parte all’altra: niente consumi di metano o gpl, ma più consumi d’energia elettrica. Quindi? Quindi, risparmi o no, rinunce o no, privazioni o no, la certezza purtroppo è una: le bollette non si possono azzerare. Né per una settimana, né per sempre. Forse, lo possiamo fare nel periodo che andiamo in vacanza, se seguiamo il vecchio consiglio di papà. Ma attenzione: all’epoca non c’era la necessità di lasciare l’antifurto in funzione perché di ladri, in giro, ce n’erano davvero pochi. [email protected] Twitter: @essecia